Quando si parla di “anni 80” è ormai un luogo comune sottolineare “come è cambiato il mondo da allora”. Al di la del fatto che è indubbiamente vero, fa veramente specie pensare che, allora, gente come Gibson aveva solo iniziato ad ipotizzare il futuro che stiamo vivendo ora. Ed i loro scritti venivano considerati fantascienza.
Oggi siamo abituati a vivere in mezzo a multinazionali, cercare il “made in Italy” vero è un’impresa certosina. Allora, invece, avevamo un sacco di aziende, tutte italiane, che producevano beni in diretta concorrenza con i colossi stranieri.
Ma, dal punto di vista puramente nerd, il mondo assolutamente non globalizzato di allora presentava dei risvolti interessanti.
Innanzitutto era impossibile pianificare una campagna globale coordinando più prodotti. Fu così che quando la Nestlè col suo famosissimo Nesquik lanciò una serie di gadget basati sui personaggi DC Comics, questi arrivarono ad un pubblico italiano completamente spiazzato.
I fumetti pubblicati (tra gli altri) da Censio non erano infatti popolarissimi ed i cartoni animati de: “I superamici” e de:”La lega della giustizia” erano ancora inediti.
L’approccio più comune con i supereroi DC dell’italiano medio erano i mitici telefilm tra cui spiccava il Batman con Adam West.
Eppure, come nel caso della Gattiger nelle patatine San Carlo, anche questa volta la qualità delle sorpresine riuscì a superare la poca comunicazione.
Il gadget che ebbe più successo fu senza dubbio “Astroquik”. Si trattava di un’astronave di plastica rigida che si trovava in quattro modelli diversi, inseriti nelle confezioni di cioccolato solubile in modo randomico. I veicoli erano dedicati a Batman, Superman, Robin e Wonder Woman. L’astronave base era identica per tutti i personaggi pur differendo per colore ed adesivi. La particolarità era però il suo essere dotata di una calamita interna, grazie ad essa sulla punta del veicolo trovava posto una rappresentazione bidimensionale del supereroe dotata a sua volta di magnete e quindi “sganciabile” ed indipendente.
Batman e Wonder Woman erano rappresentati alla guida di veicoli poco credibili, mentre Superman e Robin si slanciavano in aria col mantello svolazzante. Ovviamente nel caso del “ragazzo meraviglia” la cosa destò non poche perplessità.
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L’astronave in plastica aveva inoltre uno “scomparto” segreto sotto la chiglia che poteva essere usato (istruzioni alla mano) per “contenere chiodi o spilli onde aumentare la potenza magnetica”. Quale bambino non avrebbe voluto giocare con un oggetto pieno di cose appuntite?
Il gadget ebbe un grande successo, tanto che fu riproposto anche alcuni anni dopo. Nella seconda edizione sparirono i piloti e vennero sostituiti da tre “astronavine”, sempre bidimensionali, che trovavano posto rispettivamente sulla punta e sulle ali del veicolo.