Chiunque sia appassionato di LEGO in questi giorni non può sottrarsi alla polemica che sta sorgendo per la minifig del poliziotto vintage.

Tranquilli, non voglio buttare altra benzina sul fuoco, anche perché le mie competenze “brikkistiche” sono molto limitate. Qui gli esperti sono altri.

Comunque mi è rimasta impressa l’immagine assai pietosa (e diciamolo!) di decine di adulti che palpeggiano e smanazzano le confezioni nei negozi di giocattoli.

Superato il disagio però non posso non fare un collegamento con un fenomeno tipicamente “anni 80”: la distruzione sistematica dei pacchetti di patatine per cercare la sorpresina mancante.

Il fenomeno riguardava sopratutto le famose San Carlo. L’azienda milanese, infatti, aveva avuto la brillante idea di importare i primi gashapon degli anime giapponesi e di inserirli nei sacchetti di patatine. E quindi avevamo tutti le serie di Gundam e Daitarn 3 da completare.

L’apoteosi dello smaneggiamento si ebbe però con la linea “Gattiger”. Il cartoon non era tra i più seguiti in Italia ma i giocattoli delle patatine erano di qualità molto alta per l’epoca. La “Supercar Gattiger” era un’enorme auto da corsa che veniva creata dall’unione di cinque monoposto. In ogni confezione di patatine, dunque, era presente un’automobilina da assemblare in plastica. La qualità era buona con pezzi di colore diverso e vetri trasparenti, inoltre la colorazione era coerente con l’originale dell’anime (cosa che non sempre accadeva). Ma ovviamente la cosa che attirava di più era il fatto che, una volta ottenuti i cinque modelli, li si poteva assemblare nella Gattiger.

Ovviamente uno di essi era lievemente più difficile da trovare e, guarda caso, era quello centrale (l’auto bianca) su cui gravavano tutti gli incastri. Altrettanto ovvio era il fatto che, con soli cinque modelli, anche la politica degli scambi era impossibile. Quindi iniziò il “palpeggiamento” alla ricerca dell’ambita sorpresina.

 

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Ad oggi il giocattolo è diventato un oggetto di collezionismo (e speculazione) vintage. Però, parere mio, pur essendo un pezzo carino la bassa qualità della plastica lo rende poco maneggiabile (si rompe facilmente); quindi si parla di un oggetto da lasciare fermo, il che lo rende poco appetibile se non per i nostalgici che hanno vissuto quegli anni.

Nel nostro cuore rimangono centinaia e centinaia di patatine sbriciolate nei sacchetti da rapaci ditini.