La DEA di Los Angeles, in modo altamente logico, seleziona un gruppo di cadetti giovani e belli della polizia per formare un gruppo anti-droga sotto copertura. Obbiettivo: sventare i piani di due bande rivali che si contengono il narcotraffico locale. Quando il leader di questo gruppo di fessi viene ucciso, gli altri capiranno che qualcuno sta facendo il doppio gioco. Non che sia un problema, vista la lussuosa villa a Venice Beach che gli hanno assegnato, una serie di auto sportive e tutto il tempo che pare abbiano a disposizione per le loro storielle personali e le loro ridicole paturnie.

Alcuni film saranno anche brutti, ma a volte l’umorismo involontario aiuta a sopportarli fino ai titoli di coda. Sei consapevole di aver visto una ciofeca ma almeno i tanti sghignazzi ti hann fatto passare un po’ di tempo in allegria. Beh, non è questo il caso.

L.A. Underground è un “action-thriller” di noia mortale, di fiacchezza assoluta e di scemenza rara. Inoltre, cosa che aggrava la sua condizione non certo rosea, è che tenta disperatamente di essere figo e tosto come alcuni polizieschi blasonati di ultima generazione (magari il regista aveva in mente Michael Mann e Joe Carnahan…peccato che nella sua mente, e chiusi ermeticamente, tali nomi siano rimasti). No, veramente, è imbarazzante oltre ogni dire questo gruppo di scemi che sembrano un ibrido mutante tra gli sgallettati di Melrose Place e i più miserevoli stereotipi del genere usciti di prepotenza da qualche serial televisivo di quart’ordine. E poi è un film prevedibile, mio dio quanto è prevedibile, nel momento in cui la vicenda si tinge di thriller è impossibile non azzeccare l’identità del killer, è impossibile, a meno che non si dorma pesantemente già dal primo quarto d’ora (anzi no, anche se lo si fosse fatto sarebbe comunque impossibile non indovinare la soluzione del caso, una volta svegli).

Regia gravida di imperdonabili slanci videoclippari, con tutti gli effettacci estetizzanti del caso. I dialoghi, nel loro scimmiottare il tosto e colorito linguaggio poliziesco, fanno quasi tenerezza (attenzione perché il regista, autore anche dello script, non si risparmia e decide di essere l’artefice di un doppio danno) e la caratterizzazione dei personaggi è presa direttamente dalla nota guida “Cliché per me, cliché per voi, cliché per tutti”.

Segnalo una scena di sesso un po’ gratuita a circa metà film, un buon momento per alzare temporaneamente le palpebre (ma non eccitatevi troppo, niente di esplicito e stuzzicante) e un po’ di tette al vento nella specie di bordello che vediamo verso l’epilogo.

Interprete di spicco di questa necessaria opera è Eric Mabius (nella parte di Danny. L’attore ve lo ricorderete senz’altro in Resident Evil e nel telefilm Ugly Betty), toccata e fuga per Edward Furlong ( Gary, il membro del gruppo che viene assassinato) che, poretto, sembra proprio fatto e piccola parte per Mark Boone Junior, il corrotto detective Flass di Batman Begins.

Consigliato a:… tutti quelli che hanno una pattumiera.

httpv://www.youtube.com/watch?v=8x_1U2sM34c