C’è un meme che gira da tempo che mi fa sempre ridere. È una scena di Robot Chicken in cui la versione in plastilina di M Night Shyamalan (per chi non lo sapesse l’intero show è in stop motion) si presenta davanti a una scena dicendo “What a Twist”. Se conoscete il regista de Il sesto senso e Unbreakable sapete perché mi fa molto ridere. Il suo marchio di fabbrica sono i colpi di scena e tutta la sua carriera è costellata di questi momenti, a volte più riusciti, vedi Bruce Willis che si scopre fantasma (ah, spoiler, scusate, credo esista una legge che dopo i 20 anni va in prescrizione anche lo spoiler), a volte meno.

Per questa nuova avventura Shyamalan ci porta in una piccola baita in mezzo al nulla dove due padri con la loro piccola Wen hanno deciso di passare un po’ di tempo in santa pace, fino a quando 4 persone bussano alla loro porta. Per quanto in pieno stile Shyamalan, la storia non è farina del suo sacco, o meglio non totalmente. Si tratta in fatti di un adattamento dal libro “The Cabin at the End of The world” di Paul Trembley. Leggendo la sinossi, le premesse sono molto simili, ma non so dirvi quali e quante sono state le modifiche effettuate dal regista.

Da qui in poi cercherò di non fare spoiler ma vi assicuro che non è per niente facile perché il film inizia subito, senza attese, senza preparazione, come un temporale estivo. I dialoghi sono asciutti e precisi, come il gancio iniziale che ti prende istantaneamente. C’è da dire che Shyamalan in questo è forse uno dei più forti registi in circolazione, capace di attirarti nella trappola con poche e semplici mosse.

Pur essendo il più classico degli Home Invasion, Bussano alla porta, rovescia gli equilibri: gli invasori fanno tutto quello che dovrebbero, salvo poi chiedere aiuto ai rapiti, accudirli, cercare di portarli a uno stato di lucidità per prendere una decisione molto importante che potrebbe salvare la loro vita e quella dell’umanità intera. La violenza c’è ma viene quasi sempre celata allo sguardo, a un punto tale che sembra più una scelta di produzione che di stile, per evitare il rating più restrittivo. Fatto sta che ai più sensibili questa decisione risulterà quasi un sollievo (il sound design però è inequivocabile!). Il ritmo del film è incalzante ben oltre la metà quando alcune scelte narrative depotenziano la premessa di fatto avvicinandoci troppo rapidamente al finale. Mi spiego meglio, quando vedi un film di un regista così caratterizzato come Shyamalan hai delle aspettative inconsce impossibili da reprimere: dove rovescerà le nostre attese? Quale personaggio non è chi dice di essere? Si tratta di un sogno? Senza dire nulla che possa condannarmi, vi dico che un twist c’è, ma non è quello a cui siete abituati, Shyamalan sembra giocare con la sua nomea, cercando di rovesciare anche quelle che sono le aspettative degli spettatori.

Più curato di OLD (malgrado la premessa di quel film era secondo me più interessante) Knock on the Cabin è un film che potrebbe lasciare l’amaro in bocca ai fan più accaniti, restituendo però una regia ineccepibile e una recitazione di alto livello dove spicca Bautista, ormai sempre più agio nei panni di attore navigato e sempre meno legato alla figura di wrestler con la quale condivide solo il fisico possente. Il resto del cast (tra cui c’è anche l’ex mago Ron Weasley) funziona molto bene anche se forse si nota una caratterizzazione un po’ troppo “edgy” tra le presenze femminili. Diciamo che se vi piace il genere Twilight Zone, di cui Knock On The Cabin sembra un episodio mai realizzato, sarete di sicuro irretiti dalla premessa e dal suo svolgersi.