L’elefante partorì il topolino.
Potremmo riassumere così Wandavision che, con venerdì scorso, è giunta al suo nono ed ultimo episodio (adesso avremo una settimana “sabbatica” e poi, a partire da Venerdì 19 Marzo, vedremo cosa accadrà quando si alzerà il sipario su The Falcon And The Winter Soldier).
Personalmente sono partito in maniera molto cauta poiché i primi tre episodi (ed in particolare i primi due) lasciavano presupporre un azzardo narrativo non di poco conto, con questi omaggi agli stili delle sitcom americane, ma francamente non pensavo di giungere a fine serie e dire che anziché 3 episodi da meno di mezz’ora l’uno (si sfora la mezz’ora solo in virtù degli oltre sei minuti di titoli di coda) avessero sviluppato una serie meno lunga (magari 5 o 6 episodi) da circa un’ora ad episodio relegando la questione delle Sitcom al massimo ad un solo episodio.
In poche parole i primi tre episodi sono quasi del tutto inutili.
Le carte in tavola cambiano improvvisamente e radicalmente col quarto episodio quando entrano in scena volti familiari (sebbene secondari) come Darcy Lewis e Jimmy Woo e viene introdotto il personaggio di Monica Rambeau, funzionale all’arco narrativo di Captain Marvel e della Secret Invasion.
Purtroppo, però, un raggio di sole non fa primavera e passato il giro di boa il tessuto narrativo di Wandavision comincia a sgretolarsi trascinandosi lentamente verso un finale dove le domande rappresentano più la conseguenza di buchi narrativi enormi che non di avvincenti cliffhanger.
Pur non mancando colpi di scena inaspettati (su tutti il ritorno di Evan Peters nei panni di Quicksilver), alla fine dei giochi resta non poco amaro in bocca per come sono stati gestiti molti dei fili rimasti appesi, apparentemente, senza motivo; ad esempio il Visione bianco ricostruito dallo SWORD non appena prende coscienza di se semplicemente prende e se ne va, un’uscita di scena che appare francamente banale.
Darcy Lewis finisce il suo arco narrativo così, dentro un mezzo dello SWORD dopo averne speronato un altro.
Il Quicksilver di Evan Peters non è lo stesso degli X-Men della Fox ma un semplice impostore che semplicemente riprende coscienza di se non appena viene spezzato l’incantesimo di Aghata Harkness.
Forse il buco narrativo più grosso è rappresentato dal fatto che Wanda acquisisce maggiore padronanza dei suoi poteri assumendo il suo ruolo (e nome) di Scarlet Witch facendo capire che le sue capacità solo parzialmente derivano dalla gemma della mente, trattandosi, Scarlett Witch, di un’entità ben definita, antica e, soprattutto, apparentemente estranea alla gemma.
Possiamo solo presumere che qualcosa di più ci verrà rivelato in Doctor Strange and the Multiverse of Madness oppure, che poi è la stessa cosa, che non si poteva svelare molto in funzione del successivo film in cui lo Stregone Supremo (che in Wandavision viene chiamato “mago supremo”) se la dovrà vedere proprio con lei (non è ancora chiarissimo se “contro” o “insieme” a lei).
Sta di fatto che è abbastanza difficile accettare l’idea di tutte queste situazioni lasciate appese.
Dunque l’aspetto rivoluzionario di questa serie in cosa consiste esattamente?
Negli episodi girati in stile sitcom?
Nella qualità complessivamente pari a quella di un film marvel studios?
Nell’intreccio narrativo? (che in finale è abbastanza semplice: Wanda è a pezzi per la morte di Visione, vederlo oggetto di esperimenti finisce con l’accrescerne il dolore e crea una realtà parallela nella quale poter vivere la sua storia con lui, in questa realtà si inserisce Aghata Harkness alla ricerca del potere di Scarlet Witch, punto. Oltretutto molto di tutto ciò viene, come giusto che sia, dalle storie dei fumetti).
Temo che, come detto all’inizio, alla fine resti una serie che poteva risolversi in molti meno episodi magari di una lunghezza diversa, meglio 3 episodi di un’ora ciascuna che 9 di mezz’ora, massimo 40 minuti (fatta eccezione per l’ultimo episodio che, titoli compresi, dura 50 minuti), adesso vediamo cosa sapranno fare Falcon And The Winter Soldier che, almeno stante ai trailer, si presentano con una struttura più tradizionale.
Complessivamente non una serie bruttissima e nemmeno brutta, ma forse da cui ci si poteva aspettare qualcosa di più.