Quando lo scorso anno mi sono imbattuto su Netflix nella prima stagione di Ragnarok (serie danese/norvegese che affronta in chiave moderna e “liceale” la mitologia norrena e quindi l’eterna lotta tra Thor e i Giganti) mi si è aperto un mondo (in tutti i sensi).
Improvvisamente ho ritrovato molte atmosfere a me care dai tempi di Twin Peaks, quell’equilibrio perfetto tra mito, fantasia, mistero e realtà che David Lynch riusciva a rendere possibile portandoti tra le foreste non distanti dal confine con il Canada o nei corridoi del Great Northern Hotel.
Insomma, da quel momento ho cominciato a mettermi a caccia di qualunque cosa (o quasi) venisse dal Nord Europa in attesa della seconda stagione di Ragnarok.
Così, dopo la parentesi tedesca di Dark, iniziata con una sbornia di entusiasmo e finita un po’ a tarallucci e vino nella terza conclusiva e confusionaria stagione, ecco che a fine anno compare nel catalogo Netflix la miniserie Equinox.
Sei episodi, fresca di realizzazione, produzione danese, esplora il tema (da un punto di vista magico, spirituale, ultraterreno e, ovviamente, astrologico) già di per se affascinante degli equinozi (momento astrologico/rituale che in effetti ha condizionato molto i popoli nel corso di tutta la storia dell’uomo) naturalmente non senza dimenticare un contesto thriller.
La trama di fondo è avvincente: Astrid, una giovane donna di circa 30 anni decide di scoprire la verità sulla misteriosa scomparsa della sorella svanita nel nulla 20 anni prima insieme ad un’intera classe di studenti il tutto in un continuo intrecciarsi tra presente e passato (no, tranquilli, Dark non c’entra niente).
Direi che le premesse ci sono tutte e quindi mi ci sono buttato con tutte le scarpe divorando i sei episodi nell’arco di 24 ore scarse.
Non è una brutta serie, ma col senno di poi devo dire che non siamo nemmeno al cospetto di una serie fondamentale (premesso che in tempi di pandemia e di continui rinvii delle uscite cinematografiche può risultare fondamentale anche guardarsi una compilation di vecchi cinepanettoni).
Il Nord europa si conferma una buona fucina di progetti molto interessanti per chi apprezza atmosfere cupe, dal sapore vagamente distopico, dove l’apparente tranquillità circostante maschera una società in cui realtà, segreti e miti si fondono insieme al punto che non se ne riesce a delineare una divisione vera e propria.
Purtroppo quello che rovinosamente non viene centrato qui è il finale che è forse eccessivamente banalizzato da una esagerata necessità di rendere grigia l’atmosfera anche davanti alle rivelazioni finali.
Poteva essere una serie se non da 10 almeno da 9, direi che siamo sul 7 (volendo essere buoni), premiando il fatto che tutto sommato ce la caviamo con sei episodi di durata media (tra i 40 e i 50 minuti).
Tenendo a bada le aspettative iniziali diciamo che potete salvare il lunedì e il martedì sera per una o due settimane.