Ho visto i 10 episodi di Lower Decks, su Amazon Prime Video, tra venerdì 22 e sabato 23 e devo dirvi che scrivo queste mie impressioni non senza fatica.
Vorrei però evitare il più possibile di imbattermi in una serie di opinioni che potrebbero scontrarsi con una scarsa conoscenza di alcuni generi connessi a questa serie e limiterò le mie perplessità a due concetti che, più di ogni altra cosa, non sono proprio riuscito ad apprezzare.
L’uso di un linguaggio estremamente volgare (sebbene “bippato”) e l’uso smodato (che quindi mi ha dato l’idea di essere un po’ ruffiano) di citazioni dagli episodi delle vecchie serie.

Ma facciamo un piccolo passo indietro e vediamo innanzitutto a che punto siamo, più in generale, con l’intera saga.

Lower Decks ci fa giungere alla terza serie dell’era Kurtzman (e una delle tre, Discovery, è alla terza stagione ed in piena produzione della quarta), la quarta se consideriamo anche gli Short Treks e cominciano a delinearsi bene i connotati dell’universo che si sta sviluppando.
Abbiamo capito, ad esempio, che a Kurtzman non interessa la vita di plancia (fatta eccezione, presumibilmente, per l’imminente serie sul Capitano Pike, Strange New World), non interessa dipingere una flotta stellare impeccabile e moralmente ineccepibile anzi, la vediamo corrotta, in disfacimento, confusionaria e che nella migliore delle ipotesi cerca di ricucirsi le ferite.

Altro aspetto un po’ curioso, ad Alex Kurtzman non deve piacere troppo Vulcano dal momento che nel primo Star Trek del cosiddetto Kelvinverse lo ha fatto distruggere da Nero, mentre invece nella linea temporale classica lo ha finito col farlo riunificare ai profughi Romulani cambiandone nome (e alcune tradizioni, ma non il taglio di capelli) in Ni’Var.
Dobbiamo render merito al successore di Rick Berman che ha creato molta curiosità di vedere tuttavia cosa accadrà con la sopracitata serie su Pike e, soprattutto, nella quarta stagione di Discovery dove, finalmente, vedremo Michael Burhnam alle prese con i gradi da Capitano.

Fatte queste premesse voglio dilungarmi ancora un istante in un altra tematica spesso oggetto di discussione tra i fan: è o non è Star Trek?

Io penso che il dilemma non si ponga e nel bene e nel male, belle o brutte che siano, rispettose o irriverenti, comunque tutto quello che passa dai canali ufficiali lo rende Star Trek, questo è forse l’unico aspetto su cui personalmente non ho dubbi.
Come non ho dubbi sul fatto che le produzioni attuali (non solo in ambito Trek) siano di un livello assolutamente elevato e cinematografico dal punto di vista della qualità dell’immagine, quindi delle scenografie, della fotografia, degli effetti speciali etc.

Personalmente le maggiori perplessità le ho nei confronti degli sceneggiatori che fino ad ora non sono riusciti a catturare davvero pienamente la mia attenzione e purtroppo Lower Decks non ha fatto eccezione.
Ci troviamo davanti ad un miscuglio tra Griffin, Final Space, The Orville (primi episodi) e, ovviamente, Rick e Morthy (la cui serie condivide con LD lo Showrunner).

Il tutto come detto inondato di citazioni il più delle volte inutilmente gratuite (e quindi dal sapore, come detto, molto ruffiano…sin dal titolo, che ripesca quello di un episodio della settima stagione di The Next Generation da noi intitolato “Giovani Carriere” che di certo è servito quale fonte di ispirazione per le dinamiche dell’intera serie).

Bisogna dire, ad onor del vero, che questo continuo auto celebrarsi tramite innumerevoli citazioni abbia in qualche modo fatto centro avendo, la serie, fatto subito breccia nel cuore dei fan.
La serie si presenta con una classica struttura ad episodi auto conclusivi ma decisamente più leggeri di quanto non fossimo abituati (chissà cosa ne avrebbe pensato DC Fontana alla luce della sua famosa lettera in difesa dell’importanza della prima serie animata) e che ruotano intorno alle vicende di un gruppo di guardiamarina dislocati nei più remoti bassifondi della nave (in particolare il guardiamarina Boimler e il guardiamarina Mariner)… questo sulla carta perché a vedere gli episodi a momenti sono più tempo loro in plancia, sul ponte ologrammi, in missione o in qualunque altro angolo della nave che non gli ufficiali superiori (qui rappresentati più attraverso un occhio caricaturale mettendone alla berlina alcuni stereotipi).

Ora, francamente non so bene di preciso quale possa essere il target di pubblico a cui si rivolge una serie legata al franchise di Star Trek che presenta un capitano della Flotta che fa esclamazioni del tipo “ah, c’è una festa? Avrei dovuto depilarmi la fXXX allora!”.

Credo di poter escludere i bambini (dico “credo” perché ho visto foto di fan entusiasti che la stanno condividendo con i propri figli piccoli), credo di poter escludere i fan “storici” abituati a ben altro “clima”…ne devo concludere che se siete, oltre che di Star Trek, fan anche delle serie che vi ho citato prima troverete Lower Decks assolutamente imperdibile, viceversa francamente non saprei cosa consigliarvi.

Per me una serie non bruttissima, per carità (in alcuni momenti, in mezzo a mille mila battute e alla nevrotica frenesia che pervade ogni singolo istante si trovano anche momenti divertenti) ma comunque lungi dall’essere un capolavoro.
Per quanto mi riguarda torno ad attendere con aspettativa sempre maggiore Strange New World (e con curiosità la seconda stagione di Picard e la quarta di Discovery).