Sono passati esattamente 30 anni da quando nelle sale cinematografiche si è per la prima volta affacciato un baffuto idraulico interpretato da Bob Hoskins. Per molti quel film non è mai esistito, come Indiana Jones 4, ma oggi è arrivato il momento di dare a Mario quel che è di Mario.

Nintendo ha scelto Illumination per realizzare il suo Tie-In Super Mario Bros. ispirato al suo personaggio di maggior successo, un icona, spesso sinonimo di “videogioco”, paragonabile a quello che rappresenta Topolino per la Disney. La scelta è sensata visti i grandissimi successi di pubblico (Minions) con un target perfettamente coerente con il brand Super Mario. La caratterizzazione dei personaggi è pressoché perfetta, con una qualità visiva che ormai è oltre l’immaginabile. Ma a parte il comparto tecnico, impeccabile, sono le scelte di “gameplay” a trasformare quello che poteva essere un semplice cartone per ragazzini, in un opera di adattamento videoludico curato nei minimi dettagli.

C’è il platform, ci sono le easter egg (a vagonate!), ci sono i meccanismi del videogioco (di quasi tutti i capitoli) utilizzate organicamente all’interno della sceneggiatura (non sono citazioni, servono a portare avanti la storia, aiutano o mettono in difficoltà i personaggi!), con una precisione nel rispettare la “fisica” del gioco quasi commovente (notate sempre quello che succede nello sfondo, vi sorprenderà il numero di dettagli che sono stati inseriti). Rimane un film per i più piccoli che probabilmente andranno in visibilio nel vedere il proprio videogioco preferito prendere vita sul grande schermo (Mario è praticamente identico all’ultimo Odyssey per Switch come caratterizzazione), mentre manca quel doppio piano narrativo stile Pixar (anche se ultimamente si è un po’ perso anche lì) che riusciva a creare due film paralleli, uno per i genitori e uno per i figli. Super Mario rimane un film per i figli, ma così pieno di citazioni da incuriosire anche i genitori, più intenti a scovare perle nascoste che a emozionarsi per la sorte di Mario e compagnia bella.

Sta succedendo qualcosa negli ultimi tempi. Malgrado ci sia ancora qualcuno che tratti i videogiochi come fossero giochetti, è ormai chiaro a tutti come non sia così. Da tempo chiamato “l’ottava arte” il videogioco ha raggiunto una maturità di linguaggio e di messa in scena paragonabile a quella dei grandi successi cinematografici, senza contare i budget che ormai superano abbondantemente quelli dei film. Il successo di The Last of Us ne è la conferma, e l’approccio preso da HBO, quello di realizzare una versione il più fedele possibile all’originale, dimostra come gli errori degli anni 90 (Super Mario Bros., ma anche Double Dragon, Street Fighter, solo per ricordarne alcuni) siano solo un ricordo del passato.

Mario Bros è un film riuscito, di un cinema che ha ormai compreso come i videogiochi bastano a loro stessi, non devono essere aiutati, modificati, stravolti per attirare un pubblico diverso dal proprio, bisogna lasciarli “giocare” come sanno, e Super Mario in questo è il re di tutti i giochi.

P.S. se siete preoccupati per la voce di Mario, sappiate che Santamaria se la cava molto bene (anche se sono quasi certo di aver sentito qualche vocina di Pratt nelle scene più concitate).