Arriva in sala oggi, con più di un mese di anticipo rispetto agli Stati Uniti, l’attesissimo Dune di Denis Villeneuve, regista fan sfegatato del romanzo di Frank Herbert, pietra miliare della narrativa fantascientifica e finora considerato inadattabile, visti i tentativi (quello mancato) di Alejandro Dodorowsky (Sulla cui storia è appena uscito un documentario) e quello travagliato, confuso e disconosciuto di David Lynch.
Villeneuve si approccia alla materia con una reverenza quasi eccessiva, è chiaro che conosce a menadito il materiale di partenza, cosa che certo non si poteva dire di Lynch che probabilmente Dune non l’hai mai letto, è chiaro che ama tantissimo questa storia e non vuole deludere i fan e proprio per i fan pensa questo adattamento. E questo è sicuramente uno dei più grandi limiti del film. L’altro è che, a quello appena detto, si aggiunge una sorta di paura di fallire, paura di non riuscire nell’impresa di adattare un’opera che resta inadattabile, paura di esprimere una visione propria, paura di distaccarsi troppo dalla fonte, e così Villeneuve viene schiacciato e non riesce a imprimere nessun aspetto visionario, accattivante, personale e nuovo a questo film, un po’ perché, per lo meno per quanto mi riguarda, visionario non lo è, un po’ perché sceglie di non rischiare. Gioca un po’ in difesa, e prende goal.
Dune di Denis Villeneuve, che si apre con la scritta programmatica “Dune Parte Uno”, è allo stesso tempo il migliore e il peggiore adattamento possibile del romanzo, il migliore nel senso che i fan e i conoscitori dell’opera di Herbert si troveranno facilmente a casa, avranno sotto gli occhi scene e battute che si discostano in maniera quasi impercettibile dal libro, girate bene, recitate bene, ineccepibili e curate nei minimi particolari. E vorrei ben vedere con quel budget, quel cast e tutte le possibilità di una super produzione hollywoodiana. È, però, anche il peggiore adattamento possibile perché in questa ricerca quasi maniacale di fedeltà filologica, da un lato il film non si prende nessun rischio, non osa mai dal punto di vista visivo, tutto è chiaramente bellissimo, fatto benissimo, in grandissimo, ma non c’è mai davvero un momento wow, un qualcosa di nuovo che faccia spalancare la bocca, e dall’altro Villeneuve si dimentica quasi di dover raccontare una storia, gira due ore e mezza (sono una marea) di world building, necessario per carità, anche il romanzo lo fa, senza preoccuparsi di narrare, di appassionare, di farci legare ai personaggi che entrano ed escono dallo schermo, fanno cose, e noi spettatori non proviamo nulla, siamo troppo impegnati a doverci sorbire l’ennesima inquadratura, per carità fatta benissimo, di paesaggi incredibili (ma mai veramente nuovi o spettacolari) e di astronavi gigantesche che si muovono lentissime (anche qui davvero nulla di nuovo), nel frattempo nessun coinvolgimento per quello che accade, per i personaggi, per una storia che non so nemmeno quanto possa essere chiara per chi già non la conosce, e questo è un limite enorme. Chi già conosce la storia può semplicemente godersi la cura maniacale, ma per me senza mordente, con cui Villeneuve ha cercato di portare su schermo il capolavoro di Herbert, chi la storia non la conosce si chiederà per quale oscuro motivo si è dovuto chiudere per quasi tre ore in un cinema, con la mascherina a doversi sorbire l’ennesimo dimenticabilissimo score di Hans Zimmer che accompagnano paesaggi e scene oniriche di Zendaya che passeggia nel deserto come in un qualsiasi spot di profumi.
Dune (Parte Uno) è la promessa di un film che si infrange proprio quando sembra ingranare e che, forse, proprio per questa sua incapacità di comunicare con un pubblico che non abbia già deciso che questo film vada bene, rimarrà non mantenuta, perché è ancora tutto da vedere se ci sarà mai una parte due, dipenderà da tanti fattori, e uno di questi, forse il più importante è come verrà ricevuto dal pubblico sia in sala che poi su HBO Max.
Insomma, concludiamo, com’è questo Dune? Ripeto, se già siete fan probabilmente è il miglior adattamento che mai avrete di un romanzo totalmente inadattabile se non snaturandolo selvaggiamente, se non siete fan ma andate al cinema per vedere Timothée Chalamet, o Zendaya, o Jason Momoa, per quanto il film sia molto ben recitato, vi romperete un po’ le scatole, non capirete molto e non sarete soddisfatti. Poi insomma auguro a Villeneuve di riuscire a terminare di raccontare questa storia, perché è giusto così e perché così è davvero un’opera monca, e poi gli auguro anche di lasciare perdere la fantascienza che non mi sembra proprio il suo e di tornare a fare i bellissimi film che faceva prima.
FINE