Cosa succederebbe se Clark Kent crescendo invece di diventare Superman avesse deciso di scatenare i suoi poteri contro l’umanità?

È da questa domanda che prende il via Brightburn – L’angelo del male il thriller/horror prodotto da James Gunn e diretto da David Yarovesky, domanda molto interessante anche se forse non proprio originalissima ma che in Brightburn viene affrontata nella maniera più didascalica possibile.

Tori (Elizabeth Banks) e Kyle (David Denman) sono una coppia di agricoltori del Kansas che non riescono ad avere figli, una notte una piccola astronave si schianta nel loro terreno, al suo interno un neonato che loro accolgono e crescono come se fosse un loro figlio dandogli il nome di Brandon (Jackson A. Dunn).

Brandon cresce e piano piano scopre i suoi poteri, poteri che decide però di non votare al bene ma di cui si serve per il proprio tornaconto, fino a innescare una spirale distruttiva di violenza praticamente inarrestabile.

Il tema del “superman cattivo” non è, come si diceva all’inizio, originalissimo ma può portare a riflessioni interessanti se posto nella giusta maniera; Brightburn lo affronta però senza mai rifletterci su in maniera approfondita e senza riuscire a mostrare in maniera accattivante il percorso emotivo di Brandon che lo porta al male ma riducendolo quasi a un capriccio adolescenziale. Si spreca così una buona occasione che così è invece in maniera ultra semplicistica un rifacimento dell’infanzia di superman in cui alla scoperta dei poteri si ha una vocazione al male invece che un interesse ad usarli per il bene collettivo.

Rimane di buona fattura la regia e la messa in scena generale nonché la capacità di giocare con i generi.

Un film che però non mi sento di consigliare perchè tradisce, nella banalità più assoluta, le premesse molto interessanti e che avrebbero meritato ben altro tipo di trattamento da cui il film parte. Se interessati a questo tipo di riflessione sul ruolo e sui “doveri” del supereroe vi consiglio di recuperare, il molto sottovalutato, Chronicle di Josh Trank del 2012.