Nintendo sta procedendo con la sua lenta, ma inesorabile, guerra alla pirateria. Questa volta a farne le spese è stato il famoso Emuparadise.

Qualsiasi commento “morale” dovrebbe essere inutile, della serie: è stato bello finché è durata ma ora è finita.

pirateria nintendo

Invece no.

Ovviamente la cosa ha scatenato in primis gli ormai noti “retroposer”, ovvero quei personaggi che, per un motivo o per l’altro, sono conviti (assolutamente a torto) di essere delle colonne portanti del panorama retrogaming italiano.

A questi figuri la decisione di Nintendo deve aver procurato minimo un orgasmo. Fatto sta che sono partiti con una serie di discorsi sui vari social, i toni sono da: “Aragon davanti al Cancello Nero spostati proprio”. Ovviamente questi paladini hanno ottenuto l’insuccesso che meritavano, tra le risate di tutti e il giusto risentimento dei (veri) perni del settore che, per l’ennesima volta, si sono dovuti confrontare con l’immagine da bimbiminkia, che ormai viene associata sempre più spesso al retrogaming.

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La cosa preoccupante, a mio avviso, è stata però la reazione degli “utenti medi”. Al di la di una comprensibile scocciatura, si è levata una vera e propria protesta contro chi impedisce loro di rubare liberamente.

Insomma, con Nintendo si è replicata la grottesca reazione che abbiamo visto quando Spotify ha bloccato le versioni pirata della sua app.

pirateria spotify

Cioè, Big N ha semplicemente tutelato una sua proprietà come chiunque farebbe.

Ma lo fa perché adesso il retrogame è diventato di moda!” urlano i detrattori.

Certo, mica stiamo parlando di una ONLUS. Una ditta che vive di videogiochi si è ritrovata con dei vecchi titoli che hanno riacquistato valore. Col cavolo che sia obbligata a darveli gratis per amore. Lo fareste voi?

Stiamo arrivando ad una situazione paradossale ove il furto è così profondamente incuneato nella nostra vita da esser considerato come “dovuto”.

Tanto loro con la pirateria ci guadagnano!”

Ma quando mai? Scaricate le rom e le giocate negli emulatori. Che guadagno avrebbe Nintendo?

Intendiamoci, nessuno di noi è un santo e “chi è senza peccato scagli la prima pietra” disse una volta Robert Powell; questo però non significa che si debba perdere il contatto con il concetto di “pirateria” a tal punto da considerarla giusta e pure dovuta.

Dietro ogni prodotto c’è sempre qualcuno che ha impiegato tempo e denaro, non importa se lo ha fatto ieri o trent’anni fa.

In un mondo in cui il proprio lavoro è spesso sottovalutato penso sia indispensabile il rispetto per la fatica altrui, altrimenti si varrà a creare un circolo vizioso. Una “forma mentis” da cui si rischia di non uscire.