Downsizing il film di Alexander Payne che ha aperto la 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia arriva ora anche nelle nostre sale.
Il film è ambientato in un presente alternativo in cui alcuni scienziati norvegesi scoprono un metodo per rimpicciolire gli esseri umani fino a farli diventare alti 12cm. Questa invenzione viene presentata come la soluzione al grande problema del sovrappopolamento e all’incapacità dell’uomo di vivere in maniera ecosostenibile. Una comunità di 50 persone minuscole produce in 4 anni un ammontare di rifiuti pari a quella che sta in un sacco nero. E sopratutto i minuscoli sono ricchissimi, i soldi con poche migliaia di dollari i piccoli possono praticamente vivere di rendita. Con queste premesse Paul e Audrey Safranek (Matt Damon e Kristen Wiig) decidono di sottoporsi alla miniaturizzazione, downsizing appunto, ma le cose non andranno come previsto e Paul si ritroverà solo in questo mondo nuovo a dover fare i conti con problemi più grandi di quanto potesse immaginare.
Il film di Alexander Payne parte bene, da un’idea molto originale e interessante ma che poi non viene adeguatamente sviluppata, la storia incespica in continui cambiamenti di rotta e di stile fino a un finale scontato che non dice niente. Un film che non sa cosa vuole essere e prova essere un po’ tutto: un po’ commedia, un po’ satira socio-politica, un po’ dramma, un po’ un mescolone di tutto e in tutto questo si perde anche ciò che di buono c’era in partenza.
Tra le cose migliori del film sicuramente l’interpretazione di Hong Chau che interpreta Gong Jian, vittima del regime Koreano che l’ha miniaturizzata senza consenso e poi spedita insieme ad altri dissidenti politici negli Stati Uniti dentro una scatola di un televisore.
In un gennaio, come sempre, pieno di uscite interessanti questo Downsizing ne esce sconfitto, purtroppo l’idea di base non è poi sviluppata in maniera adeguata dando così vita ad un film piuttosto deludente.