Nel mio eterno girovagare per il fantastico mondo dell’internet, mi sono imbattuto per caso in un tweet di Michael Jai White dove annuncia praticamente, che entro il 2018 uscirà sequel di Black Dynamite: un film Blaxploitation / action-comedy del 2009 di cui fino non avevo visto ne sentito nulla. Una domanda mi sorge spontanea e qui partono pure i sensi di colpa: ma questo Black Dynamite, cosa diamine è?
Prima di passare alla visione del film, mi sono documentato un po’ sulla Blaxploitation e mi sono accorto che, senza sapere l’esatta origine del termine, in realtà un botto di film, grazie alle colonne sonore, li avevo pure visti: Shaft (quello del 1971, non il remake con Samuel L. Jackson), in primis, ma anche Superfly (1972), Sweet Sweetback’s Baadasssss Song (1971) e molto più direttamente Dolemite (1975).
In poche parole, perchè in realtà servono, la Blaxploitation, non è altro che l’unione dei termini black (nero) ed exploitation (sfruttamento) e può essere considerato come un sotto-genere del cinema nero o del cinema d’azione che incorpora la cultura degli afroamericani, nata alla fine degli anni ’60, con parecchie controversie, come soluzione alla crisi degli studi cinematografici, dovuta all’avvento della televisione.
Una corrente che unirà (ecco spiegate le controversie) il cinema e la politica, portando sullo schermo stereotipi come, il ghetto di Harlem in contrasto la polizia bianca, in contrasto con le Pantere Nere e con un protagonista nero (che spesso fa il detective/donnaiolo) che si ritrova in mezzo a una miriade di casini ma disposto a portare termine il suo compito in qualsiasi maniera, il tutto accompagnato dalle colonne sonore di Isaac Hayes, Curtis Mayfield, Rudy Ray Moore e James Brown.
Insomma, come sempre nulla nasce per caso, ma se tutt’ora registi come Spike Lee (non ufficialmente) e Quentin Tarantino sentono ancora questa influenza in molti dei loro film, un motivo ci sarà.
Torniamo a noi.
Cosa diamine ho appena visto?
Black Dynamite, si presenta come la parodia di questa Blaxploitation. La trama è abbastanza semplice: Black Dynamite (interpretato da Michael Jai Williams, che fa anche da sceneggiatore) è un ex agente della CIA. Suo fratello viene ucciso dal capo di una grossa organizzazione criminale, che fa circolare la droga negli orfanotrofi locali e che ha messo in commercio un liquore adulterato chiamato Anaconda. Tra inquadrature sfocate, microfoni fuori campo on screen e jingle personalizzati, toccherà proprio a Black Dynamite fare pulizia.
Cosa sono riusciti a produrre la storia e le botte di Michael Jai Williams uniti alla regia di Scott Sanders?
Semplice, con un budget da B-Movie (appena 2.9 milioni di dollari) hanno portato ai giorni nostri la Blaxploitation classica unendola a una comicità fatta di linguaggio volutamente scurrile e a tutti quegli stereotipi, come donne nude, kung-fu, sparatorie e inseguimenti, droga, basettoni, sbirri bianchi e cattivi e politici corrotti bianchi e cattivi che hanno caratterizzato i film degli anni ’70.
Insomma, il lavoro di Williams e Sanders può quasi considerare, non me ne vogliate, come un misto tra la Versione Funk (grazie anche alla colonna sonora di Adrian Younge) di Una Pallottola Spuntata girata però in 20 giorni su Super 16 e un Grindhouse che non ha mai smesso di sognare.
So che vi state sentendo un po’ spaesati, proprio per questo, vi lasciamo il trailer qui sotto.