Quando uscì nel 2014 Kingsman – Secret Service fu un vera sorpresa. Pur raccontando una classica spy story come tante riuscì a stravolgere il genere grazie alla perfetta commistione tra stile british e regia iperdinamica.
L’attesa per il sequel era tanta e c’era paura che venissero scardinati tutti i livelli perfettamente calibrati dell’originale perché è un rischio sempre altissimo in questi film. Non faccio tanti giri di parole e lo dico subito, in Kingsman – Il cerchio d’oro questi livelli saltano via spesso e volentieri ma il film regge benissimo l’impatto. La classica regola del sequel viene rispettata e tutto è più pompato, combattimenti infiniti, invenzioni continue e tantissimi personaggi riempiono il film sin dai primo minuto con una scena d’azione lunghissima e grandiosa. Dopo un inizio così adrenalinico e riuscito il film però si affossa facendo fatica a decollare perdendosi nel racconto in parallelo della distruzione e del declino di tutte le proprietà Kingsman, del loro incontro con il secret service americano Statesman e dell’ascesa della regina mondiale della droga Poppy interpretata da Julian Moore.
Ci vuole l’entrata in scena, o per meglio dire in azione, di Colin Firth per fare decollare in maniera incredibile il tutto regalandoci un seconda parte spettacolare con incredibili scene d’azione e musiche potentissime.
Ho notato che molti critici lo stanno etichettando come una “americanata” (termine odioso) che ha perso lo spirito dandy dell’originale ma mi trovano in totale disaccordo perché Matthew Vaughn ha volutamente (penso io) calibrato la sua regia adeguandola all’ambiente che circonda i protagonisti. Di certo c’è una regia più “americana” ma non ci troviamo più a Londra per grande parte del film ma in giro per il mondo e nella sede degli Statesman in Kentucky ed il loro stile ammerigano è nettamente diverso da quello dei Kingsman.
Non dico sia un film esente da difetti, non viene in nessun modo approfondita la storia del famoso Cerchio D’Oro ed alcuni attori vengono usati poco e male, ma ci sono trovate geniali e guizzi di regia notevoli soprattutto durante le sequenze di azione. Colin Firth è sempre una garanzia di qualità ed anche Julian Moore, seppur limitata dalla sceneggiatura, è un villian notevole e con una ambientazione scenografica tra le più belle di sempre. Menzione speciale per Pedro Pascal nel ruolo del fighissimo agente Whiskey armato di fruste e pistole revolver. Infine non voglio fare spoiler ma c’è un cameo di un importante personaggio inglese che va oltre la definizione della semplice comparsata e diventa un vero e proprio ruolo da incorniciare…vedere per credere.
Se cercate del puro intrattenimento e qualcosa di più originale dei soliti e ormai noiosi Bond Kingsman si conferma, anche questa volta, un valido concorrente ed un potente franchise per il cinema.