Finalmente dopo due film su Wolverine veramente da dimenticare da ieri è arrivato in sala Logan, il cinecomic, anzi il film supereroistico definitivo, dopo questo potrebbero e dovrebbero chiudere tutto, non lo faranno mai e Logan resterà solo un bellissimo fiore nato dal letame di questo genere.
James Mangold dopo il brutto Wolverine l’immortale regala a Hugh Jackman il commiato che gli spetta, un ultimo film con il personaggio che lo ha lanciato nell’Olimpo di Hollywood, un personaggio e un’interpretazione che in 17 anni e quasi 10 film, anche se in due è presente solo con un cameo, lo hanno visto essere una delle poche note positive di un franchising che partito bene si è un po’ perso in sé stesso e ha avuto proprio nei film dedicati al suo personaggio più iconico le sbandate più grosse.
Dimenticate gli ultimi due film su Wolverine, non vi servono, potreste anche non aver visto nessun altro film degli X-men anche se magari una rispolverata fa bene. Logan comunque è qualcosa di completamente nuovo sia a livello di estetica che di linguaggio.
Siamo nel 2029, 6 anni dopo il futuro cambiato e riscritto in Giorni di un futuro passato gli X-men non esistono più e mutanti sono decimati e braccati, è rimasto Logan, zoppicante e dolorante, perennemente attaccato alla bottiglia, consapevole di essere giunto al capolinea, l’adamantio nel suo corpo richiede uno sforzo che il suo potere fa sempre più fatica a sopportare e che lo logora giorno dopo giorno. Ora fa l’autista di limousine e mette via i soldi per potersi comprare uno yacht e poter salpare insieme al Dottor Xavier ancora una volta Patrick Stewart, anche per lui un’ultima volta. È commovente come Logan si prende cura del professor X malato al cervello, quello che era il cervello più fenomenale del mondo ora è una bomba a orologeria e Logan si deve occupare che non scoppi. A Xavier di fatto è affidata la gestione del tono del film e con sagacia e umorismo i dialoghi tra il dottore e Wolverine aiutano a non far sprofondare troppo il film nella sua cupezza.
Perché è cupo Logan, è crepuscolare come un vecchio western, richiamato più volte e anche mostrato Il cavaliere della valle solitaria, ed è anche violento, violentissimo come non è mai stato un cinecomic, come non potrebbe mai esserlo uno sgargiante e sorridente film della Marvel e come non riescono e forse non vogliono essere i film DC.
E in questo merito alla Fox che ha creduto, prodotto e non forzato un film R rated e così tanto violento, e che sfoggia la violenza e il sangue in maniera quasi pornografica.
Non vi parlerò della trama, non vi parlerò di X 23 (Dafne Keen comunque ottima, davvero un bel personaggio). Ho parlato di Logan, cupo, violento, sanguinoso, umano, veramente umano, polveroso e, come aveva voluto Jackman, autoconclusivo. Un film quasi McCarthyano, ecco forse perché mi è piaciuto così tanto.
Andate a vederlo, sapendo che è come venir presi a pugni per più di due ore (135 min e non c’è nessuna scena dopo i titoli di coda), sapendo di non dover portare bambini, sapendo di piangere e di dire addio al migliore e più amato degli X-men e forse di tutti i fumetti.
I hurt myself today
To see if I still feel
I focus on the pain
The only thing that’s real
The needle tears a hole
The old familiar sting
Try to kill it all away
But I remember everything
(Johnny Cash, Hurt)