Shazam torna al cinema dopo quasi 4 anni dal primo capitolo in un periodo burrascoso, manco a dirlo, per la DC. Dopo il passaggio di consegne con James Gunn tira una brutta aria nella casa di batman e superman, della serie, chi sarà il prossimo tagliato dalla timeline?

La storia riprende da dove avevamo lasciato, la famiglia di super eroi se la cava, ma le prime avvisaglie pre adolescenziali cominciano a creare delle crepe in quell’unione che aveva permesso al manipolo di ragazzini di sconfiggere le loro nemesi. Nel frattempo il passato e le scelte del protagonista suonano alla porta: a quanto pare spezzare un bastone magico e lasciarlo in strada non è stata un’idea brillante, soprattutto se a cercare quel bastone ci sono tre divinità in cerca di vendetta. Due, forse una.

Non proprio un incipit con i fiocchi soprattutto dopo il fiasco mitologico di Black Adam, che risveglia in me un cruccio che non riesco a respingere quando si parla di Dei: per quale motivo me ne dovrebbe fregare qualcosa? Sono divinità. Sono immortali. Creano i loro stessi problemi. E lo so che le scelte sono filologiche al personaggio ma qualche volta si potrebbe adattare, modificare, in fondo lo fanno tutti. Ma questo lo so è un mio problema, ho fatto il classico.

Il tono di Shazam è bipolare. In parte riprende quello canzonatorio e infantile del primo capitolo in parte se ne allontana riempiendo la pellicola di violenza gratuita e danni collaterali, soprattutto tra la popolazione inerme, con alcune morti che non servono a nulla e che sembrano cozzare con quello che dovrebbe essere il target del film: adolescenti in cerca di se stessi. Non voglio fare la morale, e comunque ci troviamo di fronte a quel PG13 dove più o meno va bene tutto, ma di solito un prodotto che si pone per ragazzi tende ad attenuare alcuni elementi, mentre qui sembra quasi che la parte adulta dei super eroi abbia preso il sopravvento di fatto influenzando il comportamento dei ragazzi.

Chi vuole essere Shazam? Un ragazzino o un adulto? No perché quando si diventa grandi e si hanno dei poteri ci sono anche delle responsabilità, e da grandi responsabilità si insomma…avete capito. La crescita del personaggio è giusta e inevitabile, ma in Shazam sembra troppo repentina, come se ci trovassimo nel terzo capitolo di una trilogia, senza che nessuno abbia mai visto il secondo. Permangono le battute stile sitcom ogni 4 frasi, una tendenza che ormai sembra irrefrenabile che ci troviamo nel Marvel verso o nel DcVerse, ma ancora accettabile in un film come questo proprio per la presenza di un manipolo di super eroi dalle sembianze adulte ma adolescenti nell’animo. Permane anche la continua ricerca di intrecci narrativi inutilmente complicati che necessitano di inevitabili spiegoni preparatori alle, anch’esse inevitabili, scene d’azione.

 

Il cast, Zachary in primis, se la cava bene, con alcune scene davvero esilaranti ma è la storia a non sostenere gli attori, costretti a mettere in scena un dramma schizofrenico che come al solito mette troppa carne al fuoco, invece che limitarsi a un sviluppo più lineare che tanto aveva funzionato nel primo capitolo. Shazam è lo spiderman del DCVerse, non tanto nei poteri e nella genesi, quanto nel pubblico a cui si propone, e da questo punto di vista forse la confusione post arrivo di James Gunn ha creato un fraintendimento: come se tutti si sentissero in dovere di indovinare quello che sarà il nuovo “costume” della DC targata Gunn. Chiaramente è solo un impressione, il film è stato girato prima del suo arrivo, ma rimane evidente quel senso di scollamento del DCVerse, che, standalone a parte, dopo Batman vs Superman, la parentesi dello Snyder Cut, passando per la cancellazione di Batgirl, sembra aver completamente perso la via maestra, un pugile suonato che tira pugni nell’aria sperando, a un certo punto, di assestare il colpo vincente.

Flash salvaci tu.

Sigla

Ah e ci sono i post credit. Ben due.