Pietro Castellitto è il nuovo nome del cinema italiano da tenere d’occhio, con I Predatori esordisce alla regia, del film firma anche la sceneggiatura e ci recita anche (bene), ci ha vinto anche il premio per la miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti dell’ultimo Festival di Venezia. Insomma, al di là del nome già importante, che di certo non fa male, sopratutto agli inizi, il giovane Castellitto sembra ben indirizzato, questo esordio alla regia, poi sarà Francesco Totti, sarà tra i protagonisti dell’attesissimo Freaks Out, insomma, Sars-Cov-2 permettendo ce lo ritroveremo spesso tra i piedi nei prossimi mesi.
Ma insomma, bando alle ciance, com’è questo I Predatori? Cos’è I Predatori? È un film abbastanza difficile da definire, un po’ una sorta commedia all’italiana incattivita, cinica e disillusa, a volte arrabbiata, che racconta un incrocio di vite, di personaggi tutti prede e predatori allo stesso tempo, principalmente dell’arta borghesia romana, medici, primari, registi, professoroni universitari, ma anche piccoli e, un po’ pezzenti, proletari neo fascisti, due famiglie agli antipodi che si troveranno, loro malgrado e quasi senza accorgersene, a intrecciarsi. Nel materiale per la stampa Castellitto scrive a proposito del suo film:
Questo è un film corale. Però, i personaggi che qui si accavallano e si sfiorano e a volte si conoscono, non lo sanno. Ognuno di loro è solo, perso in quel tratto di vita dove nessuno sembra capirti e dove tutto vorresti andasse dall’altra parte. Invertire il corso per vivere la propria speranza: è questa la battaglia che combattono. Quanto amore e quanta ferocia servano, lo scopriranno sulla loro pelle. D’altronde, essere felici, è un mestiere difficile. A volte, un mestiere da Predatori.
E I Predatori è un film scritto benissimo, asciutto, preciso, senza esitazioni nel diramare questa storia amara, che solo nel finale sembra aprirsi, forse, a un unico bagliore di speranza.
Più acerba la regia, in cui si nota l’inesperienza di Castellitto, si nota il fatto di essere di fronte a un’opra prima, ma comunque non c’è mai l’idea di un prodotto poco curato, più che altro si vede che ancora dal punto di vista stilistico il giovane autore romano sta ancora cercando la propria voce, e allora osa, sperimenta, con inquadrature da angoli strani, movimenti di macchina un po’ forzati, fini a loro stessi, e poco al servizio della narrazione, servono più al regista per imparare, più che alla storia.
Ma quando il risultato finale, in definitiva è così buono, non c’è molto da dire, sicuramente di strada ancora ce n’è molta da fare ma, quando la base di partenza è così buona, si può ben sperare.
Buonissime, invece, tutte le interpretazioni, con un cast ricchissimo e incredibile formato da, oltre che, come già detto, da Castellitto stesso, da Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Giorgio Montanini, Giulia Petrini e Dario Cassini.
E allora sosteniamolo questo I Predatori, andiamo al cinema, prima che richiudano tutto, i cinema sono uno dei posti apparentemente, stando ai dati, più sicuri che ci sono, e allora sosteniamo il nostro cinema italiano, sosteniamo i nuovi autori, sosteniamo la speranza di un nuovo grande cinema italiano, questa stagione senza i grandi titoli Statunitensi può essere un’occasione grande per dare spazio ai nostri titoli. Invece di piangere il mancato arrivo dei blockbusteroni andiamo al cinema a vedere I predatori, andiamo al cinema a vedere i nostri film, andiamo al cinema, quando sarà il momento, a vedere Freaks Out e Diabolik, e tutti gli altri film dei giovani grandi autori e grandi autrici che, in questa situazione paradossale, possono trovare forse finalmente un po’ di spazio. Cerchiamo di non essere cinici e disillusi come i protagonisti de I Predatori e guardiamo il bicchiere mezzo pieno, è dura lo so, ma proviamoci, potrebbe portare a cose molto buone per il cinema italiano.