Dopo Aladdin e Dumbo sta per arrivare anche nelle sale italiane quello che, probabilmente, è il più atteso tra i remake dei classici dell’animazione Disney per quest’anno: Il Re leone.
C’era davvero tanta curiosità attorno a questa operazione, Il Re Leone è uno dei cartoni più amati della scuderia Disney e questo remake è stato atteso con molta ansia e apprensione, vuoi perchè al contrario di altri film con protagonisti umani non è una versione live action del cartone ma rimane un film completamente di animazione cambiando solo la tecnologia e vuoi per vedere, come facciamo sempre volta per volta con questi remake, se dentro una, senza dubbio efficace e intelligente, mossa commerciale si possa trovare una volontà di aggiornamento e non solo un pigro remake shot by shot.
Togliamoci subito il dente, Il Re Leone è un pigro remake shot by shot, ci sono veramente pochissime modifiche all’originale che non vanno in nessun modo ad impattare la storia e/o snodi nella trama ma servono solo ad allungare il brodo e aumentare il minutaggio e passare dagli 89 min del film del ’94 ai 118 di questo remake, ma al di là di piccoli e insignificanti cambiamenti, che se non avete rivisto l’originale di recente magari nemmeno noterete, i due film sono davvero identici, se non per il fatto che uno è un capolavoro dell’animazione, un film emozionante e commovente che ha fatto cantare e innamorare generazioni di bambini mentre l’altro è una piattissima e freddissima, senza cuore, esibizione di tecnologia.
Parliamoci chiaro il livello della cgi e degli effetti visivi è stratosferico, è una roba pazzesca non ci sono parole per descriverlo, l’accuratezza e il realismo assoluti vi lasceranno a bocca aperta. Sembra di vedere un documentario, non c’è mai un momento in cui ci si accorge che è tutta computer grafica, guardandolo e pensandoci è veramente da farsi scoppiare la testa, perchè il realismo non è solo nell’aspetto ma anche nelle movenze, gli animali fanno tutti gli animali, tutti con le loro caratteristiche particolari e uniche riprodotte alla perfezione.
Ma se questo realismo guardando il trailer generava un effetto wow incredibile nel film diventa il suo limite più grande. Perché ciò che ci aveva fatto così amare Il Re Leone originale, era l’espressività e l’umanità data a quegli animali, la dolcezza di Simba, la fierezza, la regalità e l’autorevolezza di Mufasa, che unite alle grandi performance vocali di tutto il cast ci avevano regalato dei personaggi fantastici con i quali empatizzare. Qui l’empatia è azzerata, è tutto piattissimo, sembra di vedere quei video che si trovano su YouTube con gli animali che fanno le loro cose e sopra le voci “simpatiche”, si crea un effetto straniante perchè l’incredibile verosimiglianza cozza incredibilmente con il fatto che gli animali parlino o cantino. Nelle canzoni lo straniamento è assoluto, nell’originale la libertà dal realismo lasciava spazio alla creazione di danze e coreografie per le canzoni qui no, gli animali non possono ballare o fare intricate coreografie, devono fare gli animali e il massimo che possono fare è correre in giro.
Scar è il personaggio più penalizzato da tutto questo realismo, lui che era un villain bellissimo che traeva, più di tutti gli altri, forza dall’espressività e da quelle movenze teatrali quasi shakespeariane è completamente azzerato dalla verosimiglianza, non c’è nessuna espressività, non c’è nessuna movenza e l’unica caratteristica che ce lo fa riconoscere in mezzo agli altri leoni è che sia più magro e spelacchiato. Massimo Popolizio che lo doppia nella versione italiana cerca di salvare il salvabile ma è un’impresa impossibile di fronte alla totale piattezza e inespressività dei personaggi.
E arriviamo al momento (SPOILER) della morte di Mufasa, una delle più traumatiche, tragiche e commoventi di sempre. Ecco, se pensavate di andare al cinema a vedere questo Re Leone dovendovi portare un catino perché alla morte di Mufasa è inevitabile piangere, beh lasciate il catino a casa. Ho rivisto Il Re Leone originale la sera prima dell’anteprima e come ogni volta mi sono commosso alla morte di Mufasa rivendendola in questo remake zero emozioni, nulla di nulla. Che cosa terribile non emozionarsi alla morte di Mufasa.
Insomma, concludendo, Il Re Leone (2019) è una grandissima e sensazionale esibizione di CGI, uno show off di mamma Disney che, in un periodo in cui il dibattito sui deepfake è sempre più acceso (avete visto quello con Jim Carrey che fa Jack Nicholsono in Shining?! Nel caso fatelo qui) ci mostra che possono ricreare quello che vogliono e che ci potrebbero fare credere quello che vogliono, un po’ inquietante ma sicuramente si aprono prospettive assurde per il cinema e per l’animazione. Però Il Re Leone (2019) è anche, purtroppo, un vuoto e freddissimo nulla di emozioni che ci mostra come, nonostante l’essere un remake shot by shot, la stessa identica storia, raccontata con le stesse identiche parole può provocare reazioni molto diverse, anche opposte. L’originale si basava tantissimo su quello straordinario Character design, su quei colori caldi e avvolgenti che rendevano umani quei leoni, quel suricata con il suo amico facocero, quel babbuino, ecc ecc. In questo nuovo Re Leone la ricerca di realismo e verosimiglianza assoluti appiatisce ogni cosa, straniando il pubblico nel vedere gli animali parlare e azzerando le emozioni e il coinvolgimento.
Sarebbe stato più efficace usare il motion capture come fatto da Andy Serkis nel suo Il Libro della Giungla (che potete trovare su Netflix) in cui gli animali prendono vita ed espressività senza sacrificare troppo il realismo.
Ma non importa, Il Re Leone incasserà lo stesso una marea di soldi in tutto il mondo e Disney avrà avuto, ancora una volta, come sempre, ragione. Dal 21 agosto al cinema.
[amazon_link asins=’B00FYZS864′ template=’ProductAd’ store=’wwwdestroythi-21′ marketplace=’IT’ link_id=’faf396bc-79b7-4d5f-8640-a360f5e5defd’] [amazon_link asins=’B07V1L711K’ template=’ProductAd’ store=’wwwdestroythi-21′ marketplace=’IT’ link_id=’b34a0415-eb19-4083-81e5-a1d39d1b85cf’]