Ma che bello. Che bello quando si esce dal cinema con un appagante senso di sazietà.
Elysium di Neill Blomkamp (si’, state tranquilli, non si è affatto trasformato in un Neill Blowjob qualsiasi) riesce a soddisfare pienamente e non è affatto una delusione come qualche campana suonante a morto andava dicendo.
Rispetto al precedente District 9 ( impossibile non fare paragoni, anche alla luce dei netti richiami narrativi e visual ) l’ambizione si è moltiplicata, un’ambizione soprattutto produttiva visto il budget espanso e la volontà di confezionare un grande, inequivocabile, film d’azione per adulti a tinte fantascientifiche (sulla linea di confine tra il fantastico più plausibile e l’assurdo più improbabile, zona franca su cui Blomkamp si trova evidentemente a proprio agio).
Vero, District 9 sarà forse più mordace, più viscerale e squisitamente folle, ma è altresi’ toccante notare come in una produzione da 115 milioni di verdoni Blomkamp sia riuscito a perdere davvero pochissimo della sua personalità registica, del suo tratto espressivo sottilmente eversivo e tendente alla visualizzazione sporca e degradata.
Inoltre, lasciatemelo dire, sarebbe piuttosto curioso mettersi a mugghiare su certe debolezze narrative, essendo queste più o meno le stesse che lambivano il solito District 9: anche qui c’è un accumulo di coincidenze e forzature che portano un signor nessuno a trasformarsi tanto in un oggetto ambitissimo dagli antagonisti (rigorosamente colletti bianchi, almeno finché il mercenario Krueger non capisce che è giunta l’ora di sfanculare e approfittarsene) quanto nell’albero motore di quella che prenderà la forma di una ribellione totale.
Anche qui ci sono passaggi lasciati al caso, dettagli il cui senso ha poco di logico o coerente.
Anche qui.
Ma chi se ne frega, dico io.
Perché anche qui, soprattutto, lo spettacolo e’ ai massimi livelli e si corre a perdifiato senza che il ritmo vacilli mai, ci sono poderosi momenti d’azione, tanto “BUM BUM BANG BANG” di quello buono che ti eccita e ti esalta, ottime interpretazioni tirate fuori a dovere, intensità e splendide fioriture di lodevole cinematografia. E siccome Blomkamp non sa rinunciare alla sua metafora politica ecco che ti piazza pure un’efficacissima allegoria di un tema attualissimo e sempre scottante.
Vogliamo poi parlare della perizia effettistica a cui giunge Elysium? Parliamone.
Non solo l’ esigenza e lo scrupolo di Blomkamp portano alla creazione di curatissimi effetti speciali (sempre perfettamente integrati all’ambiente reale), ma il suo estro sa anche piazzarli in modo mai banale e dozzinale all’interno dell’inquadratura (certi punti di vista tolgono davvero il fiato), conferma che la differenza non la fanno i singoli materiali, per quanto buoni, ma la composizione adeguata degli stessi.
Ho l’unico rammarico di non aver visto più scene che sfruttavano l’azione all’interno dello spazio ad anello di Elysium (a proposito, grande idea visuale che gioca sull’accostamento straniante di realtà estetiche in contrasto. Non a caso Blomkamp si è avvalso della consulenza del mitico designer Syd Mead), sarebbero stato grandiose e stordenti.
Vabbe’, cosa aggiungere? Vedendo Blomkamp si ha come la sensazione di assistere ad una sorta di sintesi tra un John Carpenter e un compianto Tony Scott, ma forse è ingiusto dover sempre fare questo giochetto del “trova il riferimento e il capostipite”,
forse e’ più sano credere che questo regista, incrociando le dita, ci stupirà sempre più con un’idea di cinema davvero fresca e personale.