Nel Guam, un’isola dell’Oceano Pacifico, in un ospedale, il dott. Leon e la sua assistente tentano di curare un uomo affetto da paralisi necrotica, provocata da un virus, in seguito ad un morso di quello che i medici stessi pensano possa appartenere ad un ragno. Così insieme al pilota Mercer, all’entomologo Hanry Caprì, al Marines Valentine con i suoi due aiutanti e quattro nativi, partono per una spedizione medica nell’isola del sud Pacifico da dove proviene l’uomo infetto e dove altri nativi stanno morendo, con lo scopo di trovare il portatore e così poter sintetizzare un antidoto. Una volta effettuato un atterraggio di fortuna, il gruppo si addentra nella jungla e tenta di sopravvivere alle nuove e pericolose specie mutanti, sviluppatesi in seguito all’arrivo di un essere alieno.

Si tratta di una produzione spagnola e americana, Brian Yuzna (Re-animator, The Dentist) e Julio Fernández Rodríguez (L’uomo senza sonno, Fragile, Nameless), insomma una coppia di produttori del genere Horror, anche se a volte in questo particolare film, nel dietro le quinte, un’idea bizzarra ci rimanda alla troupe di clandestini messicani del film Bowfinger. Ciò che mi ha portato a voler visionare questo prodotto è la regia di un buon regista a mio avviso, ma forse qui ben poco foraggiato di mezzi, il tale Jack Shoulder, quello per intenderci di “Nightmare 2” e dell’ottimo, forse meno conosciuto “The Hidden“, da noi “L’alieno“.

Purtroppo un buon regista non può fare miracoli e se a volte anch’esso pecca di poco là dove un buon film compensa, ebbene là dove un film si sorregge con la sola regia, si avviluppa in una sequenza di scene scadenti. Scansando la propensione ad etichettare un film dal livello di anonimità degli attori e forse qui la soluzione geniale non voluta è quella di usarne pochi. Non ci scoraggiamo, in fondo abbiamo Chris Potter (Due poliziotti a Palm Beach, Missione Tata) nei panni del marine Valentine che fa quel che può, anche ridicolizzandosi in una scena accennata più avanti.

Dalle prime sequenze, i titoli e la musica sono tutto sommato accettabili, sembra di aver a che fare con una pellicola semplice ma con una storia quasi originale, anche se l’idea di un ragno gigante la divora ferocemente, uno di quei girati che chiamo (scusate il paragone) “il formaggio con i vermi”, cioè un prodotto non vendibile per motivi d’apparenza, ma le cui caratteristiche lo renderebbero un prodotto tipico per motivi di gusto.

Ebbene non è così, due orribili sequenze in CG, quella di una nave spaziale e la successiva di un alieno infilzato da un ragno, assestano un violento colpo ad una già magra speranza e da allora in poi nulla sarà in grado di rimediare, tranne piccole creature povere ma sostenibili che tutto sommato forse grazie ad alcuni elementi trafugati da “Alien”, come l’acido, la fuoriuscita dalle interiora, i bozzoli, aiutano a far planare la narrazione prima dell’atterraggio di fortuna.

Tuttavia la regina di una nuova specie mutante, questo “ragno”, sarà la rovina anche della sua progenie, o meglio degli effetti visivi che l’interessano, da principio inoltre si è portati a pensare che possa essere indigena dell’isola e poi infettatasi pungendo l’alieno, ma sembra che sia invece anch’esso alieno, il che ci rimanda al quesito” Come fa un pilota alieno a non accorgersi di un ragno gigante nella sua nave spaziale?”, forse all’inizio non era gigante, forse qualcosa è cambiato nella nostra atmosfera, un passaggio che era meglio descrivere data la pochezza di soluzioni narrative.

Comunque le orribili sequenze sopra citate servono da incipit a quella che sarà la spedizione condotta da dei medici tra cui il dott. Leon (José Sancho), personaggio del quale non si comprende perché lo script esiga avversità nei confronti di Mercer (Alex Reid), una pilota in cerca del fratello disperso dieci mesi prima. L’assistente del dottore, Susana (Neus Asensi) è forse invece il ruolo più indicato, finché non cade nella trappola della scena più stupida che alcuni film Horror persistono a mantenere viva nel cuore degli spettatori, ovvero quella in cui in presenza di un lungo assedio a causa di orripilanti creature, un attimo di pausa e di quiete sono sufficienti alla vittima prepotentemente convinta che si possa uscire allo scoperto dato il pericolo scampato. Non ne è esente la povera Mercer che se in fondo ha una buona motivazione a supporto dell’irrazionale voglia di permanere in quel luogo d’inferno, poi vi sorprenderà arrampicandosi su per una grotta per vedere meglio in un bozzolo dove già sa che ci troverà il ragno.

Poi abbiamo Caprì (Ravil Isyanov), un entomologo che non ci regala nulla di nuovo e fotocopia il classico scienziato immerso nei suoi studi, altamente instabile dal punto di vista caratteriale, se si trova ad ammettere di non sapere perché un parassita non si comporta come dovrebbe, ma del tutto immune al problema pericolo se passeggia da solo in una giungla infestata da creature assassine, proprio inerente la sua dipartita segnalo agli appassionati un altro piccolo rammento ad “Alien la clonazione“, a voi trovarlo. In generale il ruolo dei personaggi è comunque ben definito e i nativi, forse perché parlano poco e quando lo fanno non si capisce, funzionano. I marines al contrario sono abbastanza credibili finché si comportano da civili, ma per il resto sembra che non gli si chieda di più, il che è un bene.

Come vi avevo preannunciato il povero Valentine è uno dei protagonisti che deve tirare fuori gli altri dai pasticci, anche se aiutato dal fedele Bear (Rocqueford Allen), si trova a lottare sul finale con le sue proprie forze (che in questo caso sono anche quelle del ragno) contro un insetto alieno così poco motivato che oltre che rovinare l’apparenza di vera forma di vita dei suoi figli, deve farsi attaccare per poter contraccambiare, in una scena dal mio punto di vista esilarante, che richiama la lotta di Bela Lugosi contro il mostro marino nel film di Ed Wood.

In conclusione questo è un film Horror che non ha da offrirvi effetti speciali mirabolanti, (pur ricevendo due nomination, una nel 2002: Premio Internazionale del Film Fantasy Miglior Film e la seconda nel 2003: Premio DVD Premiere Migliori Effetti Visivi, fonte: Wikipedia), ne soluzioni di regia o personaggi indimenticabili, è un film a mio avviso più indicato per gli appassionati di fantascienza e horror che sono abituati anche al bianco e nero e ai dischi volanti col filo.

Con effetti speciali migliori avremmo chiuso un occhio sulla trama, se la trama fosse stata molto originale avremmo chiuso un occhio sugli effetti speciali, ma data la mancanza dell’uno e dell’altro, o rimaniamo con gli occhi chiusi o ne apriamo uno al passato, alla passione che forse Ed Wood ci avrebbe messo (a questa vi rimando e con essa consiglio la visione) ed uno al futuro, ai nuovi effetti della computer grafica che talvolta ancora ci mostrano le vittorie alle quali giunsero le marionette e ci rammentano quanto sia difficile fare un buon film a basso costo.

Battuta da ricordare: Henry Caprì “Nessuna creatura con uno scheletro esterno ne ha anche uno interno, la natura non abbonda mai in modo inutile.”

Scena da ricordare: La morte di Reyes (Luis Lorenzo Crespo), anche perché la migliore sotto il profilo degli effetti speciali.

Consigliato a: Nostalgici del vecchio Horror/Sci-Fi.

httpv://www.youtube.com/watch?v=tx9rgsgpidk