Uno scienziato, una coppia di biologi in crisi, una contessa, un tenente della marina, il dottor Leimor e la dottoressa Annie si recano su un’isola tropicale per effettuare delle ricerche. Gli Esploratori scoprono che un test nucleare ha provocato delle mutazioni genetiche tra gli animali, che hanno assunto dimensioni spropositate. Ma non è tutto: un uomo del luogo è stato trasformato in un terribile mostro dal volto deformato e dal pene gigantesco, che gira per l’isola stuprando e sventrando le donne.Beh, era solo questione di tempo, diciamocelo, prima che commentassi un film di Joe D’Amato, e magari uno di quelli più entusiasticamente pornerecci.

Se avete una certa simpatia per il cinema dell’assurdo il nome del compianto Joe D’Amato (alias Aristide Massaccesi) dovrebbe senz’altro dirvi qualcosa. Massaccessi, infatti, è stato forse il più grande cantore della contaminazione dei generi, quella ovviamente più spinta, disinibita, sfrenata. E’ esistito un periodo in Italia, ormai appartenente ad un passato cinematografico sempre più lontano, in cui pellicole dagli slanci visivi forsennati e giocosamente provocatori cercavano di titillare la curiosità di un pubblico sempre più attratto da visioni estreme ed eccessive.

Mi piace pensare che il rapporto tra questo pubblico e queste pellicole si fosse trasformato in una sorta di sfida, e registi come Massaccesi, necessariamente privi di pudori morali e/o intellettuali, si ritrovarono nella posizione di raccoglierne il guanto, ideando così espedienti sempre più esasperati per stupire gli affamati e desiderosi spettatori. Ora, è bene precisare che siffatte opere fossero per la maggiore dei prodotti di qualità scadente, se non ridicola, meri pretesti per mostrare la sequenza impressionante del momento o la trombata arrapante quanto del tutto gratuita. In queste condizioni, inevitabilmente, storia e personaggi andavano quasi sempre a farsi benedire, ma per fortuna l’umorismo involontario, l’originalità regalata dal fresco mix di elementi eterogenei e talvolta le atmosfere sorprendentemente azzeccate (volontariamente o meno) erano in grado di salvare la baracca, o perlomeno ci si avvicinavano.

Bon, fatto il dovuto preambolo mi accingo a commentare questo film perché, davvero, non vorrei che qualcuno si fosse già addormentato! In fondo è sempre di un film porno che stiamo parlando, e non mi sembra proprio il caso di abbassare l’attenzione…come il resto.

Porno Holocaust” fa parte della serie di film girati in contemporanea a Santo Domingo, usando gli stessi attori e sfruttando le location naturali della zona. Dello stesso periodo è anche un altro titolo celeberrimo del regista, lo zombesco “Le notti erotiche dei morti viventi” (ovvero la risposta massaccessiana a Zombi 2, pellicola, quest’ultima, inizialmente pensata per D’Amato fra l’altro), che con “Porno Holocaust” ha evidenti punti in comune. Ma se il film di zombi privilegia l’aspetto orrorifico con Holocaust ci troviamo di fronte ad una energica virata verso l’hard puro e crudo. La storia è ovviamente una scusa: un gruppo di fessi, più interessati alle gioie della carne che a ciò che sono chiamati a svolgere, cerca di indagare su alcune strane mutazioni avvenute su un’isola disabitata. L’ombra dell’incubo atomico si staglia su tutta la vicenda, e ben presto un mostro arrapato quanto le sue controparti dimostrerà, a suon di verga, tutto il dissenso per la propria orribile condizione. I pochi snodi che la trama mostra sono rigidi e impacciati quanto i protagonisti che introduce, che sono sempre attenti a sfoggiare, con tono tronfio e magniloquente, una terminologia ed un atteggiamento adeguati alla loro specifica professione, peccato che quanto più cercano di essere attendibili nei panni che indossano (con la dovuta dose di cliché e luoghi comuni, s’intende) tanto più ottengono l’effetto contrario, e finiscono per sembrare irrimediabilmente forzati e farlocchi.

Dalla regia di D’Amato s’intuisce soltanto la fretta con cui è stato concepito e realizzato il film, forse frutto dell’idea di Luigi Montefiori di girare un’ulteriore pellicola per fare cassa (e guadagnare altri soldi dopo che l’attore se li era sputtanati tutti al casinò, almeno a sentire i suoi stessi racconti…eheheh).

Poca tensione, poco splatter, classiche soggettive del mostro che osserva i malcapitati (e qui i sempre più numerosi fautori della verosimiglianza potrebbero sbuffare, visto che è un po’ strano che nessuno dei protagonisti si accorga che un essere li sta spiando da dietro un cespuglietto, per di più a breve distanza ed in un ambiente tendenzialmente spoglio. Ma vabbè, fortunatamente non apparteniamo alla categoria…), brutto e risibilissimo make-up della creatura, che più avanti diventa protagonista di una patetica dinamica alla King Kong, insomma, cosa rimane a questo punto al film?

Ma le situazioni hard miei cari! Qui la fanno da padroni Manlio Cersosimo e Annamaria Napolitano, con le loro sempre generose performance! Vedete, a suo modo questo è un film divertentissimo: non importa a che stadio dell’azione siamo, non importa se in quel momento i personaggi dovrebbero pensare a tutto meno che a trombare, non importa, perchè c’è sempre spazio per una bella digressione sessuale, e per giunta duratura! E allora via con la lesbicata tra Dirce Funari (che però non partecipò mai a rapporti sessuali espliciti, cosa che, a quanto si dice, fu fonte di continue arrabbiature da parte del regista) e Annj Goren, via col triangolo della Goren con due ragazzoni del posto, via a Mark Shannon che si intrattiene con Lucia Ramirez, e via a tante altre scene hard che coinvolgeranno anche il mostro e che ci accompagneranno fino al fine!

Spassoso.

Se volete soddisfare le vostre curiosità nei confronti del regista vi consiglio, oltre a spulciare nella sua filmografia, anche l’ottimo dossier “Joe D’Amato – Guida al cinema estremo e dell’orrore” a cura della redazione di “Nocturno Cinema”. Non mancano interviste e interventi gustosi e divertenti, insomma, non fatevelo sfuggire!

Scene da ricordare: la fellatio mortale di Dirce Funari, Mark Shannon e Annj Goren che decidono di godersela nel momento non proprio più opportuno, anche George Eastman (che per tutto il film se ne sta seduto) sembra incredulo…

E poi, sopra ogni cosa, l’espressione di Mark Shannon nei momenti hot, così appagata e soddisfatta, pare quasi che pensi: “Dio, questi sono senza dubbio i giorni migliori della mia intera esistenza, potrei farlo anche gratis…”

…E infatti poco ci mancava.

Consigliato a: chi crede che i film hard siano tutti uguali.

Supporto visionato: DVD Stormovie, Lingua: italiano.