Ebbene sì, se ve lo stavate chiedendo anche questa volta, dopo “The Cottage“, ci troviamo di fronte a un nuovo epigono di “Non aprite quella porta“. “No!! Ancora?!” esclameranno frustrati i nostri piccoli lettori, eppure, anche se gli ingredienti della zuppa sono sempre i soliti, non dobbiamo dimenticarci dell’importanza che riveste la cottura. E credetemi quando vi dico che questa volta la cottura dona alla pietanza una consistenza completamente folle, delirante, scriteriata e surreale!

Scannati Vivi” (in originale “Skinned Deep“) è un film fuori di melone a livelli quasi imperscrutabili, merito (o demerito) del talento (o dell’inettitudine) del suo autore: Gabriel”Gabe” Bartalos, valente tecnico di effetti speciali e makeup (ha collaborato persino con l’autore cult Frank Henenlotter, a partire da “Brain Damage“) e qui alla sua prima, e unica, prova di regia.

La rozzezza e sbardellatura della messinscena, dovuta anche ad un budget a dir poco inconsistente, spesso e volentieri si trasforma in una rappresentazione genuinamente allucinata, capace di lambire picchi di una visionarietà guasta e inquinata, nutrita a pane avariato e vaneggiamento puro. Cacchio, dico sul serio, per ideare i demenziali, scombinatissimi, zoppiccanti risvolti narrativi, nonché i personaggi di questo grandioso delirio ad occhi aperti, Gabe Bartalos deve aver usufruito di roba parecchio pesante! E considerato che è addirittura l’autore della sceneggiatura non è proprio il caso di mettersi a cercare attenuanti varie!

Ovviamente la drogata stravaganza del film, capace senza alcun dubbio di inorridire molti, verrà vista come un toccasana dai coraggiosi patiti del genere, che potrebbero salvare il film nonostante le sue assortite e talvolta imperdonabili cialtronerie. Del resto come è possibile restare indifferenti dinnanzi a ideuzze niente male? La famiglia di mostri mutanti, uno più rintronato e pazzesco dell’altro (basti vedere Brian, il cervellone, letteralmente, della famiglia, con quel trucco protesico esilarante, o Warwick Davis negli inverosimili panni di un nano albino vestito di bianco che usa dei piatti affilati come letali armi da lancio); la banda di motociclisti anziani in cerca di vendetta; la famigliola tonta e ingenua di Tina, con tutte le sue incerte reazioni a circostanze inaudite e destinata ad una prematura carneficina; l’immagine profondamente surreale di “The Creator”, ok, appena la vedi ridi di gusto, ma poi ti accorgi che ha un non so che di viscerale (boh, sarà il modo in cui è inquadrato, o il monologo farneticante e incomprensibile ma piuttosto penetrante…) , e non puoi che deliziarti del convincente effetto.

E poi tanta goffa demenzialità, crudeltà gratuita quanto autoironica, copiosi effettacci splatter tra il vano e l’efficiente, una protagonista che attraversa tutto il film catatonica, benché sgomiti per convincerci, inutilmente, del contrario.

Sarà trash, e che trash miseria ladra, ma almeno il film di Bartalos riesce nell’ingrato compito di non lasciare indifferenti: offre una vasta gamma di reazioni ed emozioni contrastanti, dalle più sconfortanti alle più corroboranti, non è certo poco e in tempi come questi di superflui remake privi del minimo guizzo (mi è capitato, qualche giorno fa, di vedere il rifacimento di “Venerdì 13” e ancora devo riprendermi dall’incommensurabile inutilità dell’opera) perlomeno ci si accontenta.

Consigliato a: i folli sostenitori dei film fieramente deliranti.

Scene ricordare: beh, senza dubbio il confronto tra uno dei bikers anziani e Warwick Davis, spassoso e scimunito oltre ogni dire. Il finale, o meglio, i titoli di coda, perché fino all’ultimo sono accompagnati ridicolmente dal lamento disperato della protagonista, e l’effetto comico è assicurato.

Supporto visionato: DVD Orizzonti, lingue italiano- inglese, sottotitoli in italiano.

httpv://www.youtube.com/watch?v=VkRMdO2HpvQ