Pets 2 dell’Universal ha aperto l’estate, Frozen 2 della Disney ci accompagnerà il prossimo autunno ed Angry Birds 2 della Sony ci sta aiutando a riportate i bambini a scuola col terzo sequel stagionale in onore del segmento bimbi. Ciò che più mi appassiona, considerando gli ultimi 2 prodotti elencati, è la dimensione del fenomeno commerciale in grado di andare ben al di là del cinema ma che per rilanciarsi ha necessariamente bisogno del grande schermo. Coi dovuti distinguo eh! Se Frozen 2 ricalca un tradizionale cliché tradotto in un classico prodotto cinematografico e classiche propaggini commerciali, Angry Birds ha l’aria più scanzonata ed irriverente sin dalla sua genesi (stiamo parlando di un videogame che diventa un film) ed in questo secondo capitolo trova occasione di consolidarsi e riproporsi sul mercato con un minimo di restyling che non ne compromette le origini: umili (la app è un prodotto di una software house finlandese, indice di very indy) e scanzonate.

Che succede?

Ora più che difendere il proprio territorio gli uccellini sono costretti ad allearsi coi maialini per far fronte ad una nuova comune minaccia: l’aquila Zeta. Un discreto villan, ammettiamolo, a cui viene concessa una valida motivazione per esser tale (la più classica delle delusioni d’amore) ma la cui evoluzione (repentina nella fase finale) sembra un po’ il punto debole del prodotto, non problematico anche grazie alla sottolineatura  autoironica di RED nel finale. Al di là di come si sviluppa l’azione, il vero nucleo tematico è dato dall’inversione ad U dei personaggi principali, nel primo capitolo sociopatici e scorbutici, ora in grado di riscoprire il piacere delle relazioni personali e della collaborazione. Questa volta non è solo il conflitto a regalar loro la possibilità di sentirsi socialmente inclusi, l’eroe diventa non tanto il difensore di un’area geografica ma il motore che mette in connessione forze prima separate. La cornice grafica presenta paesaggi altamente realistici ricoperti da un caldo letto sonoro costante ed avvolgente, pieno di inserti (forse troppi) di tracce non originali, a comporre il tipico film concerto che senza in pratica pause trascina lo spettatore da inizio a fine divertendolo. Pochi fronzoli, una trama lineare e chiara, un minimo di introspezione lasciata giusto per il finale e molte trovate spassose. 100 minuti che passano come se fossero 50, i bambini ridono, i genitori sghignazzano, poche volgarità e molto ritmo.

Nemici/amici.

Fondamentale per la buona riuscita del prodotto sembra essere il rovesciamento del rapporto uccellini/maialini, ora non più nemici ma parte della stessa squadra (forse amici è eccessivo…..). Questo ribaltamento è riuscito a rinfrescare il racconto lasciando aperta la possibilità, in futuro, di riproporre beffe birds vs. piggies sempre più grossolane. Il cambio di rotta degli abitanti delle due isole, giustificato dal nemico comune, sembra non aver urtato le aspettative del pubblico ed ha anzi offerto nuovi stimoli per la prosecuzione della rivalità. Continua è la raffica di divertenti sketch attraverso cui il contendere bellico del primo episodio si trasforma in una più sana competizione fra le due tribù. Nonostante il nuovo assetto politico del brand, RED, l’uccellino franchigia, rimane sempre lo scontroso sociopatico uccellino di sempre, anche se smussato ed addolcito nel finale: quest’evoluzione caratteriale, una vera e propria maturazione direi, cambia leggermente la sua faccia (in particolare le sue gigantesche ciglia), il ché può essere letale, ma la scarsa enfasi con cui tutto ciò avviene non urta troppo gli affezionati dell’angry bird. Potremo continuare a giocare alla app, a vedere la serie tv e la versione per il grande schermo (prendendo come scusa i bambini) senza temere di trovarci nel Sweet Birds Universe!