L’allunaggio è, senza dubbio, uno dei traguardi più importanti della storia dell’umanità. La storia dell’uomo che per primo mise piede sul suolo del nostro satellite naturale e dei suoi compagli e colleghi che lo hanno accompagnato nell’impresa, è tra le più conosciute e discusse di sempre.

Ce la racconta Damien Chazelle, dopo WhiplashLa La Land, torna dietro la macchina da presa per raccontarci della leggendaria avventura di Neil Armstrong.

Lo fa con un rigore straordinario, una capacità di adattarsi al genere biografica sorprendente e un’attenzione al dettaglio maniacale.

Mettendo in scena la magistrale sceneggiatura di Josh Singer, basata sulla biografia di Armstrong, Chazelle in questo First Man ci racconta le vicende che hanno portato Neil Armstrong a essere il primo uomo a mettere piede sulla luna, lo fa con uno stile quasi documentaristico, tutto è studiato per sembrare materiale visivo originale dell’epoca.

La narrazione non cade nel tranello della retorica facile e della celebrazione cieca e non ragionata di un grande traguardo dell’agenzia spaziale statunitense, ma diventa sopratutto narrazione della fragilità umana, della precarietà degli equilibri su cui si reggono le nostre vite, diventa storia di perdita, di lutto, diventa la storia di una famiglia sballottata e ferita che lotta per rimanere unita e rilanciarsi, la storia di un uomo che guarda in alto per cercare risposte al buco che ha in petto.

Non c’è celebrazione, non ci sono astronavi luccicanti, ma razzi infernali che scricchiolano e cigolano e inquadrature in soggettiva ultra claustrofobiche, non ci sono feste, ci sono funerali.

L’avventura che ha portato l’uomo sulla luna è raccontata tenendo l’uomo più con i piedi per terra possibile.

First Man è un film clamoroso, ha una sceneggiatura di una solidità straordinaria, è diretto da un fenomeno della macchina da presa, che cambia genere ma non perde il talento, che si infila dentro la produzione di un blockbuster tirandone fuori un lavoro altamente personale e senza confondersi e sfumare dietro la macchina produttiva, è recitato straordinariamente da due interpreti strepitosi, Ryan Gosling è un Neil Armstrong commovente e Clare Foy interpreta sua moglie con forza e carattere e insieme danno vita a sequenze meravigliose.

First Man è anche un’inaspettata macchina di suspense e tensione, inaspettata perché la storia si sa ma la sceneggiatura e la regia lavorano a regola d’arte per regalarci un’esperienza che vi terrà incollati alla poltroncina per tutta la durata del film, merito anche della stupenda colonna sonora di Justin Hurwitz e di un comparto sonoro da brividi.

Un film emozionante e commovente, che all’interno della  struttura rigida e e ben impostata del biopic e del blockbuster hollywoodiana riesce a portare avanti un discorso autoriale forte e ben riconoscibile. Per me è uno dei migliori film dell’anno, è da vedere assolutamente, è da vedere al cinema nello schermo più grande possibile.

 

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