Era, credo, la fine del 1985 (o del 1986, non ricordo con esattezza), a casa mio padre aveva speso l’ira di dio per acquistare un videoregistratore VHS Toshiba V-73W, c’era però un piccolo problema: a Sora (dove vivo) non si erano ancora diffusi i negozi di videonoleggio. Era anche un periodo abbastanza confusionario, c’era chi aveva optato per il Betamax, chi per il Video2000, e il VHS si era imposto da poco come formato di riferimento grazie alla Philips che pensò bene di sbaragliare la concorrenza concedendo l’uso gratuito dei brevetti del loro sistema che, a conti fatti, era il peggiore in circolazione, ma questo, a casa, non potevamo certo saperlo e nemmeno ci importava. Fatto è che per vedere un film in home video l’unica possibilità, all’epoca, per la città che aveva dato i natali a Vittorio De Sica, consisteva nel mettersi in macchina ed arrivare a Cassino dove c’era un negozio che noleggiava e vendeva film in VHS.

La missione aveva un obiettivo ben preciso: tornare a casa con la VHS di Ghostbusters. Non ricordo con precisione i dettagli ma fu subito chiaro che sottoscrivere un abbonamento non era possibile (data, soprattutto, la distanza tra le due città) così mio padre chiese se era possibile acquistarla. Versando quindi la sanguinosa somma di 100.000 Lire potemmo tornare a casa con quello che era a tutti gli effetti, anche economicamente, un vero e proprio tesoro. Era il 23 o il 24 Dicembre, e passai le giornate natalizie a vedere e rivedere Ghostbusters svegliandomi anche presto, nonostante le scuole erano chiuse, per essere sicuro di poter rivedere il film senza che nessun altro, a casa, avesse necessità di vedere la TV (ed io ero il più piccolo in famiglia per cui anche le previsioni del tempo del Colonnello Bernacca potevano avere la priorità su di me che volevo “ri”vedere ancora una volta gli Acchiappafantasmi).

Era qualcosa di magico che si avverava, la dimostrazione pratica che è giusto credere che qualcosa di meraviglioso e fantastico sia possibile in un mondo fatto di stereotipi. Così è nato l’amore per quei personaggi e, così come per chissà quanti altri fans come me, con queste immagini negli occhi sono andato al Cinema a vedere Legacy. Ora, se dovesse parlare il fan direi che è stato tutto bellissimo, divertente e commovente ed in effetti Jason Reitman riesce a confezionare una trama che è probabilmente la migliore possibile, fuggendo da New York e regalandoci il sogno di tutti quelli che hanno adorato i primi film ad un’età in cui non avremmo voluto essere nient’altro che Acchiappafantasmi. McKenna Grace (insieme a Logan Kim e Finn Wolfhard) non fa altro che interpretare, per altro in maniera eccellente, non solo la nipote di Egon ma tutti noi. Questo, a mio modo di vedere, è il grande merito di Jason Reitman, e per far questo ovviamente deve dimostrare, e ci riesce, che le parole “fan service” non sono sempre sinonimo di qualcosa di negativo. Ci trasporta lontani dalla metropoli per portarci in un mondo più vicino alla nostra realtà, alle nostre ambizioni eppure mettendoci faccia a faccia proprio con i nostri sogni e le nostre paure.
Non poteva infatti non essere che Gozer il nemico da affrontare, non poteva, insomma non essere che questa la storia da raccontare e non poteva non finire con un cliffhanger che apre alla possibilità di non dover attendere altri 3 decenni prima di tornare nel mondo di Ghostbusters.

Qui finisce il fan (e cominciano gli spoiler più pesanti quindi siete avvisati se volete proseguire la lettura) e per onestà bisogna ammettere che il film non è privo di difetti, ma non lo dico pensando ad un paragone con i due precedenti, in primis perché sono abbastanza sicuro che lo stesso Retiman junior non abbia minimamente pensato a ciò sebbene bisogna dire che non sfigura affatto rispetto al secondo. In primis lo “spiegone” telefonico verso metà film, quando (finalmente) appare Dan Aykroyd, da una decisa mazzata riportandoci un po’ all’amara realtà che per quanto mossi da nobili intenzioni il Dio Denaro la spunterà sempre in una società come la nostra (il film, per dire, è costato la metà del Ghostbusters al femminile di Paul Feig). L’Ivo Shandor dell’ormai onnipresente J.K. Simmons mi aveva fatto per un attimo sognare un intreccio più intricato ed avvincente (in molti avevano in effetti scommesso sulla presenza di questo personaggio e un po’ me lo aspettavo), vederlo, letteralmente, squarciato via dopo due battute da Gozer, vi dico la verità, non mi è piaciuto affatto. La nota più gdolente nota è anche quella, paradossalmente, più piacevole e commovente: il ritorno degli acchiappafantasmi originali…che compaiono all’improvviso lì, nel posto giusto, al momento giusto, come se fossero ospiti, chessò, da Jimmy Fallon…ah, pardon, lo sono stati davvero.

Le Scene Post Credits. Maledetta Marvel! (PS sono ironico)

Comincia un po’ a stancarmi questa cosa di dover attendere di leggere tutti i titoli di coda fino all’ultima nota per vedere una scena di qualche secondo che mi faccia sobbalzare dalla sedia facendomi andar via dal cinema più ansioso di quanto non lo fossi entrando! (oppure più incazzato, nel caso in cui le scene in questione si rivelassero delle inutili fesserie). Battute (mica tanto) a parte (in effetti anche il Feigbusters aveva una scena post credits dove si alludeva ad un possibile secondo capitolo nel quale sarebbe arrivato Gozer) le due scene sono una più bella dell’altra e vale davvero la pena restare fino all’ultimo…malgrado comincia seriamente ad essere ora di evitare di prendere spunto dalla Marvel (al di la del fatto che ogni volta che compare il comunque sempre ottimo Paul Rudd ti vengono in mente non solo Ant Man ma anche Dr Strange, Captain America e tutto il resto della combriccola).

Insomma, forse qualcosina di più si poteva fare (o magari è di nuovo il fan a parlare e a sentire la mancanza di qualche minuto in più che non avrebbe guastato) anche se personalmente non mi sento di essere drastico come lo sono stati ad esempio su Rotten Tomatoes e l’intento di omaggiare Harold Ramis (la cui “presenza” domina ogni singolo fotogramma, letteralmente) è certamente pienamente riuscito.

Una nota proprio sul ritorno di Ramis. Dopo quello di Peter Cushing in Rogue One credo, correggetemi se sbaglio, che Ramis sia il secondo volto a tornare, letteralmente, dall’ “afterlife” (per parafrasare il titolo originale del film). Non so questa volta che tipo di soluzioni sono state attuate ma questo ci dice che con il passare del tempo dovremo abituarci sempre di più a questo tipo di “ritorni” e francamente la cosa a me non dispiace troppo (premesso ovviamente il consenso se non dell’interessato quantomeno della famiglia). Ci sono dei ruoli così iconici che se non è impossibile è davvero altamente improbabile pensare di sostituirli senza correre rischi (pensiamo, chessò, al Sig. Spock di Leonard Nimoy), a meno che non sei Darth Vader o Jason Voorhees, ovviamente. Per cui sono assolutamente a favore dell’uso di queste tecnologie per far rivivere volti (ed emozioni) amati dal pubblico.

E questo è quanto per ciò che concerne Ghostbusters: Legacy. Ah…dimenticavo: la VHS di Ghostbusters, ovviamente, ce l’ho ancora.