In questi giorni ha fatto discutere il licenziamento da parte della Disney (o meglio, in questo caso della Lucasfilm) di Gina Carano, interprete di Cara Dune nell’ormai celebre serie The Mandalorian, ambientata nell’universo fantascientifico di Star Wars (da noi, al secolo, Guerre Stellari).
I commenti dell’opinione pubblica sono pressoché inclini ad essere d’accordo con la decisione della Major che sarebbe scaturita in seguito alla pubblicazione di post e commenti di natura discutibile, per così dire.
Gina Carano, a prescindere dall’essere d’accordo o meno con la decisione della Lucasfilm, non è che l’ultimo esempio avvenuto in casa Disney.

Come non ricordare il licenziamento di James Gunn, questa volta ad opera dei Marvel Studios, che si è ritrovato fuori dal franchise de I Guardiani Della Galassia proprio ad un passo dall’inizio dei lavori per il terzo film a loro dedicato e il tutto a causa di alcuni vecchi post, dalla discutibile ironia, risalenti a ben prima del suo coinvolgimento nel Marvel Cinematic Universe.

Successivamente al licenziamento Gunn ha accettato di prendere le redini del nuovo film dedicato alla Suicide Squad della DC e dopo una presunta serie di tentativi di sostituirlo è stato infine reintegrato nel suo ruolo di regista anche per i Marvel Studios, solo che questa girandola è costata in termini di tempo molto cara ai fans dei Guardiani che dovranno aspettare molto di più prima di rivederli sul grande schermo (ma con il contentino, che siamo tutti curiosi di scoprire, dell’Holiday Special annunciato non molto tempo fa e che finirà direttamente su Disney+).

In questa serie di licenziamenti si incastra anche quello (meno altisonante) di un doppiatore spagnolo, Rodri Martin, finito nel mirino a causa di un suo post nel quale, di fatto, anticipava il ritorno di Evan Peters nei panni di Quicksilver questa volta, però, all’interno del MCU e più esattamente nel quinto episodi della serie Wandavision.
Lo spoiler è costato caro a Rodri Martin che, come detto, è stato immediatamente licenziato in tronco e sostituito, a nulla è valsa la rimozione del suo post (come spesso accade quando qualcuno si lascia scappare un commento di troppo).

Questa vicenda, per quanto non paragonabile a quella della Carano o di James Gunn, tuttavia ci spinge a fare delle riflessioni in quanto presenta molti margini di discutibilità.

Naturalmente alla base dell’intervento della Disney ci sono i ben noti accordi di non divulgazione, come non ricordare ad esempio tutte le chiacchiere intorno al titolo dell’ultimo film sugli Avengers, tra foto misteriose, teorie più o meno strampalate e annunci apocalittici tipo “vi spaventerà!” che poi si sono tramutate in un, diciamocelo, banalotto ed alquanto inflazionato “Endgame”…pure l’ultimo episodio di Star Trek: Voyager si intitolava Endgame… il cinema è pieno di Endgame e a ben vedere ce lo aveva già spoilerato il Dr Strange in Infinity War.

Ora, se prendiamo l’argomento sul piano schifosamente tecnico poche chiacchiere, il tizio lì, Martin, ha sbagliato, il contratto parla chiaro, ne va della professionalità sua personale e anche di chi lo fa lavorare e quindi è giusto che “paghi”.
Se prendiamo la questione dal punto di vista dell’impatto dello spoiler su chi lo subisce sicuramente non fa piacere rovinarsi la sorpresa perché un tale non ha resistito a vantarsi.
Qui però la decisione di un licenziamento comincia un po’ a scricchiolare perché se il mio fastidio per uno “spoiler” deve diventare un problema “lavorativo” per un altro allora magari si può anche trovare altre strade per “punire” il “trasgressore” (cazziarlo, multarlo, crocifiggerlo in sala mensa…).
Se poi dobbiamo proprio dirla tutta non è che abbia fatto lo spoiler del secolo (mi viene da pensare a quando da bambini nei cinema di provincia c’era sempre quello che entrava in sala e urlava il nome dell’assassino rovinando la visione a tutti) ed anche in termini di danno economico difficilmente la Disney andrà in default perché Rodri Martin ha anticipato di una o due settimane il ritorno di Evan Peters (questo senza tralasciare il fatto che, non me ne voglia, del resto è senz’altro reciproco, fino ad alcuni giorni fa non sapevo nemmeno chi fosse Rodri Martin).

Quello che francamente mi ha un po’ stupito, poi non so se è stata una coincidenza oppure se sono io che sbaglio a pensare che forse il provvedimento è stato esagerato, è stato vedere che i suoi colleghi doppiatori non solo non ritenessero esagerata la “punizione” ma anzi fossero pressoché d’accordo con la scelta fatta dalla Disney.
E qui si apre un dubbio amletico che alla fine si risolve inevitabilmente in un dualismo: chi digerisce gli spoiler probabilmente riterrà esagerato il licenziamento, chi invece li vede peggio che la sabbia nelle mutande riterrà giusto il provvedimento.
A prescindere da ciò resta aperto il dilemma, che spesso coinvolge anche noi quando assistiamo a delle anteprime vincolate dal cosiddetto “embargo” che, per nostra fortuna, di solito si risolve in pochi giorni di silenzio stampa a differenza da quanto patito da attori e tecnici che a volte devono tenere la bocca chiusa per anni e, spesso, sono costretti a mentire spudoratamente in nome di un bisogno di segretezza che, io ve lo dico, magari non sarete d’accordo, ma molto spesso finisce col diventare un boomerang.

L’alone di mistero intorno ad una produzione cinematografica è un concetto che interessa molto da vicino il più ampio concetto di “hype”, cioè l’attesa che si crea intorno ad un film o serie televisiva.
Il problema, a mio modesto e umile modo di vedere, è che spesso si è più bravi a creare attesa, a far salire l’hype, che a fare cinema, per cui magari la tua attesa è 100, il film non dico che sarà 10, magari sarà un dignitoso 70 o 80 e per questo la conseguenza inevitabile è la delusione.
Tutta questa necessità di segretezza tende ad essere francamente inutile, ci sono film che fin dal titolo sono “spoilerosi”, altri che non hanno posto particolari veti sul set facendo piovere foto, informazioni e quant’altro senza per questo risultare meno affascinanti e soprattutto rivelandosi dei successi incredibili (un caso recente il Joker di Todd Philips).

C’è da dire poi che quando è un attore importante ad incappare in un errore simile (e qui la lista è lunghissima, da Will Smith a Tom Holland, da Mark Ruffalo a Jared Leto e tanti altri ancora) magari viene multato, magari viene rimproverato, magari gli consegnano solo i pezzi di copione dove compare ma di sicuro non viene licenziato.
Qui invece siamo all’assurdo che, ad esempio, un noto doppiatore italiano ha recentemente ripreso un suo ruolo iconico doppiando un celebre personaggio molto amato dai fan (faccio inutilmente il misterioso? Ecco, capite bene allora cosa intendevo dire prima) eppure nonostante siano usciti spot pubblicitari, trailer in cui si può sentire CHIARAMENTE la sua voce per “contratto” il doppiatore non ha potuto rivelare il suo coinvolgimento fino a quando la serie non è andata in onda.

Allora, capite bene che questa smania di segretezza oltre a non essere sempre equa alle volte tende ad essere davvero superiore alle reali necessità, mi spiace per chi eventualmente pensa che è giusto essere licenziati per uno spoiler in quanto si è portati a fare tutta una serie di retro pensieri (la mancanza di professionalità, il rispetto nei confronti dei fans, lo aver firmato un contratto etc) che personalmente mi fanno augurare loro di non trovarsi mai nelle condizioni di avere problemi di lavoro a causa di un tweet sbagliato (poi ok, bisogna vedere sbagliato quanto).

Per quanto riguarda le produzioni concludo dicendo che molto spesso dovrebbero fare più attenzione a come un film viene scritto che non a creare troppe aspettative stando attenti a non far trapelare notizie. Non mi si fraintenda, non intendo dire che bisogna essere liberi tutti di divulgare tutto ciò che si vuole come si vuole, dico però che in talune circostanze si potrebbe e si dovrebbe essere più tolleranti.