“Uno scheletro entra in un bar e ordina una birra e uno straccio per pulire.”

Non mi vorrei soffermare troppo sulle ovvietà, i Pirati dei Caraibi sono tornati con un quinto capitolo con i contro coglioni.

Personalmento non arriva ai livelli di “Ai confini del Mare” e seppur con qualche errorino qua e la (la CGI di Sparrow da giovane è bruttina forte) è un film che dopo la pausa narrativa del capitolo precedente, arriva con personaggi ben costruti (non ci sono dubbi su chi sia chi e non c’è bisogno di troppi spiegoni), battute mai inutili (dopo quello di Keith Richards, il cameo di Paul McCartney è qualcosa di geniale), colpi di scena degni dei primi tre film (guardate e vedrete) e un carico di magoni che Mufasa levati dai coglioni e tornatene nella Savana, qui si parla di Pirati con drammi familiari.

Forse la parte che mi ha colpito di più è stata sui personaggi: c’è un’evoluzione costante dal primo film che qui comunque non si ferma, a partire dalle nuove leve, Carina Smyth (Kaya Scodelario) e Henry Turner (Brenton Thwaites) che prendono un po’ il posto di Jack e Will dei primi film, per arrivare comunque ad un nuovo, ma già conosciuto Jack Sparrow (Johnny Depp) e all’Hector Barbossa (Goeffry Rush) migliore di tutti i film, che abbiamo visto rinascere al timone Queen Anne’s Revenge.

Un aspetto su cui non si può dubitare dei registi (Joachim Rønning e Espen Sandberg) è l’immaginazione visiva: dall’inizio al climax finale, passando per fantasmi, mostri marini non morti e pirati, questo film ha la capacità di portarti in quel viaggio fantastico che è sempre stato Pirati dei Caraibi.

Anche se gli schemi narrativi, ovviamente, sono sempre quelli già rodati dei capitoli precedenti, quello che fa di questo film un buon film è la storia in primis e soprattutto il personaggio di Armando Salazar (interpretato da un maestoso Javier Bardem), spietato e assetato di sangue al punto giusto.

Avrei preferito forse vedere un po’ più di combattimento navale probabilmente, ma con una nave come quella di Salazar forse era troppo facile capire chi avrebbe vinto, però un mini scontro tra la Silent Mary, l’Olandese Volante, la Perla Nera e la Queen’s Anne Revenge ci stava. Dai, ci sono tre delle navi più temute e potenti delal storia di questo franchise e non le usate?

Piccola postilla sulle colonne sonore: non sono di Hans Zimmer, ma ve ne accorgerete solo quando leggerete nei titoli di coda Geoffrey Paul Zanelli.

Altro piccolo reminder, aspettate la fine dei titoli di coda, ormai la moda è quella, non fate quelli che escono prima dalla sala