Il 21 luglio 2010 si celebra una ricorrenza importante per ogni amante del trash italian style: i 10 anni dall’uscita in sala di “Alex l’ariete“. Nell’estate del 2000 gli appassionati di cinema avevano l’imbarazzo della scelta tra il noleggio di VHS come “il Sesto senso” e “American Beauty” e tra la nuova uscita “Mission Impossible 2“.

Nessuno o quasi notò che nel frattempo in 5 sale veniva alla luce un capolavoro: “Alex l’ariete“. Questa ambiziosa operazione doveva sancire l’inizio della gloriosa carriera nel cinema di Alberto Tomba, ultracampione di sci ma salito negli anni precedenti agli onori delle cronache per alcune gaffes memorabili (ricordiamo la famosa coppa tirata addosso ad un fotografo). Come andò a finire? Fu un flop clamoroso. Ritirato dalle sale dopo poco con un incasso di circa 4 milioni di lire e poco più di 300 spettatori in tutta Italia (si fa per dire viste le cinque sale).

Il risultato, però, non era del tutto inaspettato visto che l’idea iniziale alla base del progetto era di trarne una fiction da mandare in onda in tv. Probabilmente nessun dirigente di nessun network di nessun pianeta di nessuna galassia di nessun universo ha avuto la lungimiranza di acquistare il prodotto. A questo punto dei normali produttori avrebbero cestinato il tutto ma per fortuna non in questo caso. E’ proprio il loro appoggio che rende “Alex l’ariete” diverso da molti altri film trash. Non si tratta di un low budget scadente e fatto in fretta ma è una vera e propria operazione commerciale andata male, anzi malissimo.

Non si sa da chi sia partita l’idea ma riuscirono a mettere insieme una squadra affiatata:
Dardano Sacchetti che scrisse soggetto e sceneggiatura;
Damiano Damiani come regista (di cui avremmo tanto voluto ricordare solo il “giorno della civetta“);
Orso Maria Guerrini, Corinne Clery e altri come comprimari;
Michelle Hunzicker, famosa a quel tempo solo come compagna di Ramazzotti, nel ruolo della protagonista femminile;

Naturalmente come ciliegina sulla torta (e che torta) rimaneva l’ariete: Alberto Tomba.

Guardando il film l’ispirazione è chiara sin da subito: gli action-movie anni ’80 con un protagonista maschile carismatico sulle cui spalle grava la cavalleresca missione di aiutare una giovane fanciulla in pericolo. Il tutto naturalmente inframmezzato da momenti più leggeri per non prendersi troppo sul serio. Di questi elementi, però, a pellicola ultimata ne rimangono sparuti spunti e nient’altro.

Gli intermezzi comici (anche involontari) finiscono per sovrastare i momenti drammatici e per questo “Alex l’ariete” trascende il suo genere di origine per approdare a nuovi lidi cinematografici sconosciuti ai più. Definire il genere è praticamente impossibile, si tratta di un poliziesco/parodistico/horror/thriller/fantasy/documentaristico. Per cercare un perfetto connubio tra tutte queste caratteristiche può essere definito il più grande film involontariamente comico della storia del cinema italiano. Se il modello di Tomba era in origine Sean Connery dopo i primi 4 secondi si rimpiange l’assenza di Leslie Nielsen (“una pallottola spuntata”) che nello squallore generale avrebbe sicuramente dato un tono diverso (o in ogni caso un tono vero e proprio) alla pellicola.

 La trama è ovviamente scontata ma è impreziosita da piccoli elementi trash che spazzano via quel pizzico di realismo normale per prodotti del genere. I personaggi risultato troppo costruiti e sciocchi in quasi tutte le loro azioni. Delle trovate sono assolutamente uniche e improbabili anche per fiction di network locali. Naturalmente è il personaggio di Tomba ad eccellere nelle azioni senza senso ma quello della Hunzicker lo segue fedelmente. A loro parziale difesa va notato che probabilmente si tratta di un riassunto di una sceneggiatura più complessa che si doveva sviluppare in varie puntate di una serie tv, a testimoniarlo ci sono una miriade di sottotrame interrotte all’improvviso peggio dei binari morti del Texas orientale.

Alex Corso, detto l’ariete, è un irruento carabiniere che durante un blitz non copre le spalle ad un suo collega che per questo rimane ucciso in uno scontro a fuoco. Di conseguenza i superiori di Alex (dilaniato per circa 10 secondi dai sensi di colpa) spediranno il carabiniere in uno sperduto paesino sugli Appennini. Fin qui sembrerebbe la normale riproposizione di un topos cinematografico. Ma dove sta il trash, la genialità, la mano sapiente del maestro?

httpv://www.youtube.com/watch?v=EtpXtdqNITE

Una babysitter con neonato al seguito ha la geniale idea di pomiciare con il fidanzato in una campagna isolata di notte. Naturalmente non fa caso al passeggino che mosso da una mano invisibile si porta al centro del set. E qui entra in scena il nostro eroe che nel bel mezzo di un’operazione militare non solo porta via il bambino ma lo coccola per farlo addormentare. Dopo l’uccisione del suo collega, che evidentemente aveva saltato le lezioni di incursioni alla scuola militare, ascoltiamo pieni di ammirazione le urla di Tomba: “Nooo, nooo, nooo, dovevo entrare io”. Oro puro.

Intanto il protagonista ci svela il suo proverbiale amore per il risotto con le erbette (immaginiamo l’origine …) e i suoi timidi tentativi di sedurre una donna che però viene subito dimenticata (uno dei binari morti). Dopo questi intermezzi assolutamente inutili perché non saranno mai ripresi in seguito, finalmente entriamo nel vivo della trama. Il nostro ariete è incaricato di scortare Michelle Hunzicker ovvero Antavleva (“non ti volevo” in dialetto romagnolo) Bottazzi da un giudice in quanto si tratta di una testimone chiave per il processo contro un pericoloso criminale che è amichevolmente chiamato “Il grande maiale”.

Naturalmente durante il viaggio c’è spazio sia per sparatorie assurde sia per situazioni che definire comiche è quantomeno riduttivo.

La relazione di Alex con Fabiana (Ramona Badescu) non si sa perché inizi, non se ne vede il senso e soprattutto termina in modo talmente assurdo che rimane forse una delle scelte più coerenti vista la galoppante entropia a cui tende il film.

Da non dimenticare è anche la musichetta quasi plagio del tema di Supermario Bros che è il sottofondo di tutte le scene volontariamente più leggere. Altra perla sono i dialoghi assolutamente scontati per non dire irritanti in cui i personaggi sono confinati. Come compendio vi mostro i duplici bisognini nel bosco (notate come nella catapecchia abbandonata ci sia inspiegabilmente una candela accesa ma questo è forse il più piccolo dei blooper presenti):

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Naturalmente il confronto tra Tomba e la Hunzicker è di alto livello, chiaro seguito del rapporto tra Sean Connery e Ursula Andress in Agente 007 – Licenza di uccidere.

httpv://www.youtube.com/watch?v=JoYHS1rRza0&feature=player_embedded

Come avrete notato la vera forza del film non sono solo i fantastici gap di sceneggiatura e i dialoghi messi lì tanto per accumulare minutaggio ma soprattutto la recitazione e il doppiaggio. Pensate a quanti attori con doti pari a zero continuino in Italia a girare film e fiction, nonostante tutti questi precedenti, Alberto Tomba (è il caso di dirlo: “nomen omen” cinematograficamente parlando) non è riuscito a recitare in nessun altro film dato che “Alex l’ariete” ha praticamente distrutto sul nascere la sua carriera e ha fortemente rallentato quella della Hunzicker.

Qui non si parla più di una pellicola ma di un treno di dinamite che è deflagrato nelle 5 sale del lontano 21 Luglio 2000. Durante tutti gli interminabili 122 minuti Alberto Tomba si sforza di recitare ma ci rendiamo conto che proprio non gli è possibile. Le sue espressioni (mi sforzo usando il plurale) vanno al massimo dall’imbronciato al nauseato. A volte è evidente come non sappia cosa fare in scena, come cerchi di improvvisare risultando totalmente impacciato e impreparato. La mimica facciale è completamente assente e i suoi goffi gesti causano un effetto comico non voluto dirompente. Nemmeno le poche battute del copione evidentemente sono alla sua portata. Molto spesso recita di spalle alla telecamera o addirittura compie dei gesti irrealistici pur di mascherare una palese lettura del copione.

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Altre volte invece compie dei veri e propri capolavori balistici cercando di uscire da una semplice porta:

httpv://www.youtube.com/watch?v=cX32XnxTAU0&feature=player_embedded

Ci troviamo davanti a scene che hanno diritto di entrare nella storia del cinema al pari di qualunque sequenza firmata Stanley Kubrick. Notate come Tomba non riesca ad urtare la porta nel punto stabilito e quindi rimbalzi in modo innaturale rendendo manifesta l’artificiosità della scena. Mi sono chiesto dove fossero in quel frangente il regista o lo stesso cameraman ma non sono riuscito a trovare una risposta sensata. Di certo non si stavano occupando della fotografia che oscilla tra un “eccessivamente patinato” e un “totale sovraesposizione”.
Come se tutto questo non fosse abbastanza devo menzionare il doppiaggio.
Può capitare che una scena sia venuta male all’attore ma di solito in fase di doppiaggio si cerca di smussare queste irregolarità. In “Alex l’ariete” il doppiaggio rende, se possibile, ancora peggiore il prodotto finale. L’intonazione delle battute di Tomba è naturalmente sbagliata in ogni scena e molto spesso fuori sincrono.
Ogni attore non professionista trova difficoltà nel doppiare sequenze d’azione ma se queste sono le versioni definitive possiamo solo immaginare quelle di prova. Tomba in ogni scena pronuncia il nome Antavleva in modo diverso (verso la fine diventa chiaramente “la eva”).
Michelle Hunzicker, invece, alcune volte riesce a doppiarsi quasi degnamente ma in quel caso sono proprio le battute e le sue capacità (in)espressive a farla da padrone riportandola al livello medio(cre) del film. A cosa serve una buona dizione se poi la battuta più importante è “allora dovrò dire qualche parolaccia” con un’espressione totalmente di marmo?

Forse per puro spirito campanilistico anche i comprimari aiutano Tomba riuscendo ad inabissare ulteriormente il livello. Ci sono scene in cui lo stesso attore cambia completamente registro di voce nel giro di pochi secondi. Naturalmente le figure di contorno sono sempre o caricature o veramente inutili, a volte si ha l’impressione che gente di passaggio abbia avuto la possibilità di recitare sul set in cambio di un autografo di Tomba.

Tanto e forse troppo si è detto per decantare questo film che non è volato via inutilmente come molti altri film scadenti ma è rimasto scolpito nella memoria di tutti quei volenterosi 300 (circa) spettatori che hanno avuto l’ardire di guardarlo al cinema. Altro che i 300 delle Termopili!

Non vi resta che guardarlo e prepararvi a ridere.