Era il 6 ottobre 2017 quando il vaso di Pandora del mondo del cinema veniva aperto, giorno in cui il caso Weinstein esplodeva in tutto il mondo iniziando una lunga scia di orribili storie portate alla luce. Moltissimi i personaggi colpiti dall’eco dei loro ingiustificabili sbagli passati: Morgan Freeman, Kevin Spacey, Dustin Hoffman, Sylvester Stallone sono infatti solo alcuni dei tantissimi “big” del cinema mondiale adesso sotto i riflettori. Ma non si tratta solamente delle solite storie d’oltre oceano stavolta, anche in Italia sono infatti emerse storie raccapriccianti aventi come protagonisti insospettabili attori e registi, mostrando al grande pubblico un non desiderato “dietro le quinte” violento e fin troppo reale degli addetti ai lavori.

Il pensiero di difendere chi si è macchiato di tali orribili gesti è ben lontano da chiunque, sia questo ben chiaro, tuttavia occorre iniziare a fare una distinzione fondamentale: l’accusa di aver compiuto un reato non significa che questo sia stato effettivamente perpetrato.

Con grande fiducia nella giustizia preposta, si attende il momento in cui verrà fatta luce su ognuno di questi casi, quando verranno svelati sia i volti dei carnefici ma anche quelli delle vittime mediatiche; con la speranza che chi debba pagare lo faccia, perché la violenza non sia mai sminuita in nessuna forma, ma anche con il desiderio che chi sia stato ingiustamente accusato venga redento agli occhi degli amici, dei parenti ed anche della famiglia più allargata che è quella dei fan.

In attesa che la verità salti fuori, il mondo del cinema vive oggi un clima di tensione senza precedenti, in cui il desiderio di giustizia scivola facilmente in una caccia alle streghe.

Nell’era dei social in cui le lapidazioni sono fatte a suon di “Non mi piace”, stuoli di persone attendono con trepidazione di poter giustiziare mediaticamente la prossima star accusata di aver fatto un passo falso; ultima illustre vittima che è stata bersagliata e colpita da questo assalto è stato il regista James Gunn, alla soglia dei suoi  52 anni che compirà il 5 agosto. Nel caso in questione, il regista de I Guardiani della Galassia e de I Guardiani della Galassi Vol. II , è passato alla cronaca mondiale per via del suo licenziamento come prossimo regista del terzo capitolo delle serie, operato  dal suo datore di lavoro: il Megadirettore Galattico Duca Conte  Alan Horne , presidente di Walt Disney Pictures.

Il motivo? Nell’era dei social network non è possibile cancellare il passato.

Come utente del noto social network Twitter, ben più di 8 fa, ben prima di approdare nella megaditta Disney, il regista/ragionier James Gunn si è reso colpevole di alcuni tweet spiacevoli in cui si lanciava in battute più o meno fuori luogo su temi delicati quali stupro, olocausto e pedofilia. Certamente un atteggiamento inqualificabile da parte del regista, ma comunque ben lontano dai giorni d’oggi in cui l’eco delle sue battute non ha portato risate ma tanta amarezza. Il caso in questione risulta particolare per via di un dettaglio non trascurabile, che i tweet incriminanti in questione siano stati riportati a galla dagli utenti stessi e non da ricerche effettuate dalla casa di produzione Disney.

Insomma, una esecuzione a tutti gli effetti, perché si è volutamente andato a scovare tracce di errori passati per giustiziare chi da quel passato sembrava essere ormai molto distante.

L’amore dei fan e l’odio degli hater, ha fatto si che il web si spaccasse in due: in molti gridando allo scandalo per un licenziamento ingiusto di un validissimo regista e chi invece reclama la testa di James Gunn, come ennesimo violento che va allontanato dal mondo del cinema. Senza entrare nel vivo della validità o meno di questo licenziamento, quello che resta a tutti quanti è una serie interminabile di domande etiche e morali che non necessariamente vanno poste solo a James Gunn, ma che dovrebbero riguardare un po’ tutti quanti.

Quanto qualifica oggi ognuno di noi, quello che veniva condiviso sui social network 10 anni fa?

Inutile dire che ognuno si sia reso almeno una volta nella vita protagonista di episodi più o meno imbarazzanti, o di battute infelici, ma che non sempre queste siano rimaste di dominio pubblico; la verità è che con tutta probabilità nessuno aveva in mente, una decade fa, la potenza di quel mezzo che si andava sviluppando con Facebook e associati, non immaginando che a lungo andare la nostra memoria restasse più corta di quella del web, non stando attenti a dosare con accuratezza quello che veniva fornito alla rete.

Quello che è stato investito da questo boomerang del passato non è stato allora il James Gunn regista, ma il James Gunn utente medio qualunque. Quello che è stato fatto con questo regista, potrebbe benissimo essere fatto con chiunque abbia mai condiviso anche solo una volta un qualcosa di non tollerabile dall’opinione pubblica; ognuno potrebbe essere “giustiziato mediaticamente” in qualsiasi momento senza magari avere neanche la consapevolezza e il ricordo dell’errore che gli costa la reputazione, il lavoro e le relative conseguenze.

Ed è forse anche per questo che ad oggi sono molte le star che hanno manifestato solidarietà a James Gunn, augurandosi per lui il meglio, con la speranza che possano esserci dei ripensamenti ai piani alti e che possa esserci il tanto desiderato ritorno della sua guida per i Guardiani della Galassia. L’intero cast della fortunata serie di film Marvel, ha infatti scritto e firmato una lettera aperta indirizzata a fan ed amici in cui il gruppo si stringe intorno al regista per difendere la persona che è e non quella che è stata, appellandosi proprio al messaggio stesso dei film in cui protagonisti emarginati, cercano la redenzione dal proprio passato.

Sicuramente questo caso non resterà isolato e in questa caccia mediatica, saranno molte altre le vittime illustri, (come viene anche scritto nella lettera stessa). Occorre allora prepararsi a dovere come ha fatto Rian Johnson (regista di Star Wars: Gli ultimi Jedi) che per paura della inevitabile esecuzione, è corso a cancellare più di 20.000 twett scongiurando l’ipotesi di finire disoccupato come il suo collega. Prendendo esempio da lui, sarebbe bene allora che un po’ tutti, utenti illustri e non, corrano a cancellare qualsiasi traccia di polemica dal passato per evitare di precludersi il futuro e trovarsi costretti ad una ” panchina ” indesiderata.

Al momento, altri validi professionisti sono in lizza per sostituire James Gunn per il tanto atteso sequel dei supereroi spaziali, la speranza che resta ai fan nel seguire questi sviluppi, è quella che i film dei Guardiani della Galassia non diventino come La corazzata Potëmkin: una cagata pazzesca!