Dopo la linea dei Microman la Takara creò una nuova serie di giocattoli. L’accoppiata “pilota più veicolo trasformabile” era risultata vincente, ma una clientela sempre più esigente sulla qualità dei movimenti e la relativa grandezza delle dimensioni dei veicoli cominciava ad incidere decisamente sul prezzo. La ditta giapponese creo quindi la linea “Diaclone”.
Questa si può considerare come l’anello di congiunzione tra la serie dei Microman ed il più grande successo della Takara: i Transformers. Le basi erano semplici: dei veicoli trasformabili (spesso in robot) con dei piloti molto più piccoli dei Microman. La qualità dei modelli era altissima ed avevano molte parti in metallo. I piloti (“Dianauti” in Italia) erano alti tre centimetri ed avevano delle piccole calamite sotto i piedi. Queste ultime non avevano una funzione specifica ma potevano essere usate per agganciare i personaggi alle parti metalliche dei veicoli. Inoltre vennero ceati anche modelli senza pilota accomunati dalle forme vagamente insettoidi per fungere da “nemici” (cosa piuttosto rara all’epoca).
Il modello (forse) più famoso della serie fu Diatron. Era un piccolo robot (sui 20 cm) che poteva scomporsi in tre astronavi con i relativi piloti. La fattura del modello era veramente ottima e la trasformazione si eseguiva senza dover aggiungere parti esterne, ad eccezione dei due pugni sparanti.

Il primo veicolo diventava il torso del robot, accorciandosi permetteva di far fuoriuscire la testa ed i due lanciamissili andavano a guarnire le spalle del robot restando funzionanti. Il secondo aereo ruotava la cabina su sé stessa lasciando lo spazio per incastrarvi il torso e diventando così le braccia del modello. La cabina di pilotaggio rimaneva sulla schiena a mo di “zaino” e, come abbiamo detto, i missili venivano sostituiti dai pugni sparanti.
Il terzo modello aveva la particolarità di poter ospitare due piloti. Era formato, semplicemente, dalle gambe del robot; lo spoiler posteriore, richiudendosi, formava i piedi e le ali andavano a coprire le cabine di pilotaggio. i missili dovevano esser rimossi per inserire il torso.
Una volta montato il modello era essenzialmente rigido, l’unica possibilità di movimento che aveva era quella di inclinare in avanti gli avambracci. Per l’epoca rimaneva comunque incredibile.
Le uniche cabine accessibili nel robot erano quella sulla schiena, che risultava assai improbabile, e quella sull’addome. Quest’ultima era l’unica abbastanza accessibile e che sembrava funzionare da sistema di pilotaggio del guerriero meccanico. Due piloti dovevano quindi rimanere a terra.


Recentemente il modello è stato ripresentato in uno spettacolare remake che presenta molte parti mobili e delle incredibili trasformazioni aggiuntive.