“Ancora una volta hanno vinto i contadini. Noi abbiamo perso. Noi perdiamo sempre.”

Sarebbe dovuta finire così, c’era proprio bisogno di un reboot su un film che, come tanti altri, non ne avrebbe avuto bisogno? Secondo me…ASSOLUTAMENTE NO.

Ecco perchè voglio inaugurare questa nuova rubrica, analizzando un grandissimo #EpicFail dell’industria cinematografica: I Magnifici Sette film del 2016 di Antoine Fuqua (King Arthur, Shooter, Attacco al Potere) sottotitolato”come distruggere ulteriormente un genere ormai stremato”.
Non tutto il male vien per nuocere, bisogna ricordare che ci sono alcuni film “moderni” come Balla coi Lupi, Open Range (1990 – 2003 di Kevin Costner), Django Unchained e The Hateful Eight (2012 – 2015 di Quentin Tarantino) che sono riusciti egregiamente e nel loro stile tra loro diverso, a curare qualche ferita lasciata da “capolavori” come Cowboys And Aliens e The Lone Ranger.

1. Cosa significa parlare di un film western?

Il capostipite del filone western cinematografico (per gli ignoranti esiste anche quello letterario e quello artistico) è individuato in The Great Train Robbery, un film muto diretto da Edwin S. Porter ed interpretato da Broncho Billy Anderson. Fu proiettato nel 1903 e fu così popolare che Anderson divenne una vera star del genere, tanto che negli anni a venire girò diverse centinaia di cortometraggi western.
Negli USA il western è stato uno dei generi più blasonati del resto è caratterizzato da dialoghi molto semplici, dove gli scenari, puramente americani, servivano oltre che a creare l’atmosfera di un tempo passato, a caratterizzare i vari personaggi.

Nel 1939 parte l’età dell’oro di questo genere, grazie a  John Ford (e indirettamente a John Wayne protagonista della maggior parte dei suoi film) e Howard Hawks.

Proprio con Ford, la Bibbia del Western Americano nasce nel 1939, con la pubblicazione di Ombre Rosse.

In questo film si segna il confine tra il westen degli anni trenta – fatto prevalentemente di scenari e personaggi poco realistici – e quello degli anni successivi molto più realistico e fedele all’epopea, creando figure come la diligenza, lo sceriffo inflessibile, il medico sempre ubriacone, il banchiere moralista e truffatore, il politicante corrotto, il baro, la prostituta redenta, l’eroe che ha subito un torto e vuole vendicarsi, l’assalto degli indiani, la Monument Valley, l’arrivo della cavalleria e quindi dei nostri, il Saloon e il duello finale. Il western nel suo periodo d’oro vanta anche una ricca galleria di star, come: Wayne, Cooper, Fonda, Douglas, Mitchum e Stewart.

Il tempo passa e l’evoluzione è dietro l’angolo: negli anni ’60 si va a creare anche uno dei sottogeneri più seguito dalle masse lo Spaghetti-Western dove in Sergio Leone con la sua Trilogia del Dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo) e successivamente con C’era una volta il West, si trova la massima fonte di ispirazione per quanto riguarda la formazione di un futuro regista del genere (Quentin Tarantino).
Come tutti i generi, nel tempo si sono creati film parodia e altri sottogenere più o meno famosi e serie TV più o meno famose.

Questa a grandi linee è la storia di questo genere, ci sono stati alti e bassi come dappertutto ma il fondo lo si va a toccare con quello che definisco il nuovo western.

2. Da un grande cast non deriva necessariamente un grande film

Il cast de “I Magnifici Sette” del 1960, film diretto da John Sturges, è composto da vere icone del cinema, come Coburn, Brynner, Bronson, McQueen, Vaughn, Buchholz e Wallach , solo per citare i 7.

Il cast de “I Magnifici Sette” del 2016, film diretto da Antoine Fuqua, è composto più o meno da vere icone del cinema, come Washington, Pratt, Hawke, D’Onofrio, Byung-Hun, Garcia-Rulfo e Sensmeier, solo per citare i 7.

Giusto per capire di cosa stiamo parlando ecco la trama (grazie a Wikipedia):
1879, California. Il piccolo villaggio di Rose Creek è perseguitato dai sicari agli ordini di Bartholomew Bogue (Peter Sarsgaard – lo scienziato Hector Hammond di Lanterna Verde – credo di aver detto tutto), un affarista spietato e senza scrupoli che intende cacciare gli abitanti della cittadina per poterne sfruttare la vicina miniera d’oro. Quando Bogue arriva ad incendiare la chiesa e massacrare alcuni abitanti per dare una lezione al resto dei coloni, minacciando di trucidarli tutti se non gli venderanno i loro appezzamenti di terreno per pochi spiccioli, gli abitanti di Rose Creek decidono infine di ribellarsi.
La giovane vedova Emma Cullen si avventura quindi negli altri villaggi della frontiera alla ricerca di pistoleros da assoldare per proteggere Rose Creek dall’esercito di Bogue, ed i suoi sforzi vengono a poco a poco premiati dal reclutamento di sette mercenari: il veterano della guerra di secessione Goodnight Robicheaux, il suo assistente cinese Billy Rocks, il ricercato messicano Vasquez, il comanche Red Harvest, l’ex cacciatore di indiani ed esploratore Jack Horne, il giocatore d’azzardo Josh Faraday e il loro leader, il delegato di giustizia Sam Chisolm, che ha un conto aperto con Bogue.
Tornati a Rose Creek, i sette mercenari addestrano gli abitanti all’uso dei fucili, oltre a trasformare il villaggio in una piccola fortezza provvista di trappole, trincee e barriere improvvisate; così, quando giunge il momento della battaglia, a poco a poco l’esercito personale raccolto da Bogue viene massacrato, anche se ciò costerà la vita, oltre che a molti coloni, anche a quattro dei sette pistoleros.

Detta così, ci si poteva aspettare solamente un filmone: c’erano un afro-americano, un pelle-rossa, un’irlandese, un messicano, un coreano ecc ecc, come in una barzelletta, che vengono assoldati (dopo varie peripezie) per liberare una cittadina mineraria, dal prepotente di turno. Del resto, come detto sopra, ritroviamo tutti gli elementi caratteristici per far si che questo film possa essere chiamato western: lo sceriffo corrotto, il saloon, gli indiani ecc ecc…

Invece NO. E poi dove ho già sentito questa storia? Ah è vero…

Solo che invece di 7 erano 2 e ritroviamo praticamente gli stessi messicani del film originale!

Il film è di una banalità disarmante, mi mancano persino le forze mentali per andare avanti con questo articolo.

3. La colonna sonora

Il tema del film originale è un cult e un altro punto a sfavore del regista è proprio questo: non ha mai usato questo tema se non alla fine del film per ricordare effettivamente chi sono i 7. Perchè!? Allora anche oggi posso creare il mio reboot personale di qualsiasi cosa, chiamarlo nello stesso modo e utilizzare un tema che non ricorda affatto l’originale che tanto chissenefrega.
Non ha senso! Non ha assolutamente senso. Ascoltandolo le uniche cose che ti vengono in mente (le uniche cose che il compositore, Elmer Bernstein, ha voluto sottolineare) sono: spazi sconfinati, pistoleri, cowboys, il ca**o di saloon, lo straca**o di assalto alla diligenza, insomma il Far West quello VERO.

Sarò strano ma tutto questo nel reboot non lo trovo.

4. I Sette Samurai

Mi avvio alla conclusione di tutto, affrontando uno dei temi principali: LA MORALE.
Partendo dal presupposto che il film originale alla prima visione ha in effetti un che di strano, come se la morale non esistesse (chi glielo fa fare ai sette, quelli magnifici per davvero, combattere per una causa non loro), ma quello che realmente Sturges vuole evidenziare di volta in volta sono le personalità dei protagonisti: il professionista, il giustiziere, il giovane idealista, l’individualista, in un mix che, che sicuramente non ha la forza evocativa de “I Sette Samurai” (film del 1954 di Akira Kurosawa, da cui Sturges si è ispirato), ma mantiene una certa forza epica, paragonabile al sopracitato film.

“Ancora una volta hanno vinto i contadini. Noi abbiamo perso. Noi perdiamo sempre.” – (Chris Adams – I Magnifici Sette).
“Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini.” – (Kambei Shimada – I Sette Samurai).

Ecco la morale: la gente come loro è destinata ad avere solo un ruolo di passaggio.

Antoine Fuqua, sembra dimenticare tutto questo trasformando il reboot in un filmetto. Nulla da dire sulle interpretazioni degli attori ovviamente, non hanno nessuna colpa e cercano sicuramente di interpretare al meglio quello che purtroppo è e rimarrà un #EpicFail del cinema.

Non voglio passare nè per il nostalgico, nè per quello che “ah, come facevano le cose una volta”, semplicemente credo che in questo caso, si sia lasciato perdere il passato, semplicemente dimenticandolo.