“Alla Ricerca di Data”, così potremmo riassumere i primi due episodi di Star Trek: Picard parafrasando il titolo del celebre terzo film della saga fantascientifica ideata da Gene Roddenberry.
E se volevano stupirci, con e senza effetti speciali, questa volta ci sono riusciti.
Star Trek: Picard come noto vede il ritorno di Sir Patrick Stewart nel suo iconico ruolo di Jean Luc Picard, qui non più capitano, e nemmeno ammiraglio, ma anzi ritiratosi a La Barre, in Francia a prendersi cura del vigneto di famiglia, amorevolmente assistito da due profughi Romulani cui Picard ha dato ospitalità in seguito allo scoppio di una stella divenuta Supernova, catastrofe già al centro del film del 2009 “Il Futuro Ha Inizio” diretto da quel JJ Abrams che, successivamente, ha optato per il dedicarsi all’altro grande franchise fantascientifico, Star Wars.

La serie prende, decisamente, le distanze dal tono e dai ritmi di Star Trek: Discovery, l’intreccio (apparentemente) molto intricato messo su dagli sceneggiatori scorre lentamente ma non in maniera pesante e se da un lato Discovery è spesso andata in contro a critiche a causa di problemi di continuità e di canone Picard appare più una vera e propria celebrazione del canone con il suo bagaglio di easter egg, sorprese, ritorni e quant’altro ma soprattutto con il sospetto, nemmeno troppo velato, che ogni riferimento al passato sia posizionato con cura ed attenzione maniacale e non solo per far contenti i fan più esigenti.

A questo punto diventa quindi ancora più amara la notizia che lo Showrunner di Picard, Michael Chabon, sia stato sostituito proprio di recente in quanto spedito ad occuparsi della miniserie basata sul suo romanzo premio pulitzer “Kavalier & Clay”.

Diciamolo subito: Picard è invecchiato, ha 90 anni e vive da vent’anni col rimorso della morte di Data, è anche profondamente deluso dalla Flotta Stellare ed ha così deciso, come detto, di ritirarsi nel silenzio.
Malgrado ciò quello che accade, l’arrivo di questa ragazza sconosciuta di nome Dahj, lo desta dal suo “sonno apparente” al punto da decidere di tornare in azione. L’amara sorpresa è che troverà subito non poche difficoltà specie laddove prima riponeva ogni suo valore: la flotta stellare.

Anche la flotta non è più la stessa e soprattutto in seguito ad un attacco avvenuto anni prima da androidi improvvisamente rivoltatisi (aspetto questo che onestamente mi ha fatto pensare molto al famoso “ordine 66” della mitologia di Star Wars) ha sviluppato notevoli inclinazioni discriminanti (del resto ce lo avevano detto che la serie avrebbe avuto forti collegamenti con l’attualità) ed ambigue, oltretutto apparentemente orchestrate dai suoi storici e letali nemici: i Romulani.

Romulani che non se la passano proprio benissimo, ritrovandosi senza un pianeta e costretti cospirare dall’interno di un Cubo Borg dove i droni, da spietati carnefici, appaiono qui sottomessi e vittime di esperimenti.
Insomma, davvero tanta (ottima) carne a cuocere.

Lo sforzo messo in campo sul piano tecnico non è di certo inferiore a quanto descritto fino ad ora, ci troviamo di fronte ad un prodotto che non si può semplicemente ritenere “televisivo” (ok, questa comincia ad essere una prerogativa di quasi tutti gli show che stiamo vedendo e vedremo sulle varie piattaforme streaming), non solo per l’attenzione narrativa ma anche per la qualità dell’immagine, della fotografia, un mix che quasi certamente avvicinerà a Star Trek nuovi appassionati, specie chi mal digerisce la fantascienza funzionale solo all’azione e alle battaglie (ed in effetti Picard è già ufficialmente rinnovata per la seconda stagione nonostante non sia ancora andato in onda un solo episodio).
Abbiamo tonnellate di cosiddetto “fan service” ma qui viene proposto in maniera intelligente e comunque non casuale, per questo si salta dalla sedia quando si scopre che…Attenzione seguiranno piccoli spoiler ora, se non volete leggere andate al paragrafo successivo sotto la foto

…Picard soffre di Sindrome Irumodica (senza in realtà mai nominarla) con la testa che torna all’episodio finale di The Next Generation oppure quando le immagini iniziali sono accompagnate dalle note di Blue Skies (nella versione di Bing Crosby) che subito ci riportano a Nemesis, ovvero a quell’ultima avventura dell’androide Data che a quanto pare, almeno per quanto concerne questi primi due episodi, è molto più centrale di quanto ci si aspettava.
Nel corso dei mesi erano state sviscerate le più disparate teorie riguardo la trama e col senno di poi è persino stato divertente accorgersi che quella giusta non solo non è stata azzeccata da nessuno ma soprattutto era sotto il naso di tutti, ossia: il destino (e, si spera, la salvezza) di Data.
D’altro canto siamo certi che in molti, dopo aver visto i primi episodi, correranno a rivedersi “La Misura di Un Uomo“, uno dei più belli, dalla seconda stagione di The Next Generation e che a quanto pare ha in sè molti degli argomenti determinanti per questa nuova avventura di Jean Luc Picard.

Insomma, ci troviamo di fronte ad una grande serie, resta solo da attendere i prossimi episodi per capire se le impressioni suscitate fino ad ora siano quelle giuste!

Star Trek: Picard sarà disponibile da domani, 24 gennaio, in esclusiva su Amazon Prime Video. Buona visione!