Scene di ordinaria amministrazione sui social:

«Ahahah ma ti fidi di Wikipedia?»

«No, mi fido di un sito che cita date e fatti indicando le sue fonti.»

«Guarda che nel campo ci lavoro da vent’anni, ho una certa esperienza.»

«No, hai torto! Lo ho letto su internet e quindi ho ragione io!»

«Il sito che hai linkato riporta informazioni sbagliate.»

«E allora? Non dovrò mica leggere tutto ciò che condivido?»

Ogni cibernauta che si rispetti, soprattutto (aimé) in Italia, è abituato a confrontarsi con un’utenza decisamente più ignorante. Spesso io, manco ci faccio più caso. Passo oltre con un dantesco «non ti curar di loro…»

Però oggi una cosa mi ha colpito; una cosa su cui vale, forse, la pena di riflettere. I tre episodi che ho sintetizzato qui sopra, insieme a molti (troppi) altri, mi sono capitati in comunità virtuali dichiaratamente «nerd».

Ma come? I nerd non erano i secchioni? Gli amanti della scienza e della cultura?

nerd rivincita

Beh, non è un assoluto ma è pur sempre vero che la complessità di molti prodotti del mondo nerd richiede una certa dose di apprendimento od impegno per essere apprezzata. Potrei citare anime come Evangelion oppure le meccaniche di molti rpg; ma anche la stratificazione di parecchie saghe letterarie e televisive, ad esempio «Mr Robot», richiede un certo sforzo intellettuale.

Quindi, se è vero che essere nerd non ci rende automaticamente geniali, è altrettanto vero che il lavoro di meningi richiesto, un pochino almeno, si dovrebbe ripercuotere nella vita reale.

Ed allora perché c’è questo strano reflusso di ignoranza?

La prima e normale risposta che mi sono dato è la più scontata: essere nerd ora va di moda, ed i gruppi sono frequentati da fan «dell’ultimo minuto» che non hanno certo passato la vita ad informarsi. Gente che, tra un paio di mesi, starà discutendo d’altro.

 

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Questo è possibile ma, a mio parere, c’è un fattore decisamente nuovo da aggiungere al fenomeno:la quantità di materiale assolutamente gargantuesca che abbiamo ora.

Davvero noi avremmo passato le giornate a cercare di immaginare e ricostruire la guerra dei Quoti se dopo due settimane dall’uscita di “Guerre Stellari” avessimo avuto un «Avenger», due film fantasy, tre anime, otto serie TV?

Davvero avremmo perso le ore a capire l’ecosistema di Dune nel corso dei secoli se avessimo avuto cinquanta Ebook nel Kindle?

Davvero avremmo cercato di dare un senso alle peripezie del monaco di «Risky Woods» con duecento titoli nuovi a disposizione?

Lo so, sembra un discorso da vecchio bacucco, il «noi ci divertivamo con due legni ed un elastico» del mio papà. Però la situazione è indubbiamente più concreta. Una persona come me, molto selettiva e riflessiva nelle sue letture e nei suoi divertimenti, perde di fatto il mondo.

Provate a immergervi per un paio di giorni in un libro, nel mondo di un film, in un videogioco. Quanti prodotti e novità circoleranno, nel frattempo, sulla rete?

Ok, a questo punto servirebbe una conclusione ad effetto. Il problema è che non la ho, ho rilevato un fatto.

nerd whiz

Non so se, per le generazioni future, sarà qualcosa di positivo. Sono portato a pensare di sì, a credere che i nostri figli svilupperanno il senso critico necessario a selezionare e che questo porterà al rinnovarsi della cultura (non solo nerd).

Ma sarà vero?