Se non lo hai vissuto non lo puoi capire. Una frase «da nonni» che però è sacrosantamente vera. Nessuno può veramente capire un periodo storico sa non lo ha provato sulla sua pelle.

Ovviamente, data la natura del nostro blog, non intendo certo esplorare i lati più seri della cosa. Questa frase fatta serviva solo per introdurvi nell’argomento: il Cyberpunk.

Cyberpunk Hacker

Penso che ogni nerd che si rispetti sappia di cosa stiamo parlando: Neuromante, Ghost in the Shell, Blade Runner, Akira, Mutant Chronicles.

Eppure l’essenza di questa branca della fantascienza continua a sfuggirci; e ci sfugge proprio perché, nel più palese omaggio a Verne, è diventata reale.

Ad oggi facciamo fatica ad immaginare una vita senza smartphone ma solo una decina di anni fa avere un Blackberry e collegarsi ad internet con un dispositivo mobile era un lusso.

Proviamo allora a concepire un mondo dove le multinazionali erano presenze rare e sottili, dove si faceva la spesa nei negozietti, dove i computer avevano 1 mb di ram ed i dischetti da 720 kb erano il massimo per la trasportabilità dei dati. Internet era un qualcosa di misterioso: esistevano le reti informatiche ma erano cose costosissime e complesse, testuali al 100%.

 

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Fu allora che Gibson e Sterling immaginarono… il nostro mondo. Un ambiente dove le grandi compagnia detengono il controllo del mercato globale, dove le piccole attività sono qualcosa di «alieno», dove i computer in rete raggiungono tutto e tutti.

Certo, questa visione del mondo era realistica, plausibile. Anzi, al di la dell’oppressione e della povertà ipotizzate dagli autori, noi geek invidiavamo i nostri figli che la avrebbero vissuta. Nessuno avrebbe però creduto di poter vedere il mondo descritto dai due autori con i suoi occhi.

cyberpunk warrior

Ed invece eccolo qui. Certo qualche piccola differenza c’è, ad esempio Gibson aveva immagionato la scomparsa dei monitor in tempi più brevi, sostituiti dagli occhiali per la realtà virtuale, sia immersivi che in stile «Google glass». Arriveremo anche a quelli, comunque.

Rimane però lo shock generazionale, che penso sia unico nel suo genere: il vivere in prima persona la fantascienza che abbiamo sognato da ragazzi.

No, chi non lo ha vissuto non lo può capire.