In una periferia non meglio precisata dove l’unica legge è quella del più forte, Marcello (Marcello Fonte) è un uomo piccolo e mite a cui tutti vogliono bene che divide le se giornate tra il lavoro nel suo piccolo salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Alida, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile che terrorizza e domina il quartiere. Dopo l’ennesima e violenta sopraffazione, Marcello immaginerà una vendetta che culminerà in un esito inaspettato.

Matteo Garrone rielabora in Dogman la brutta vicenda del “canaro della magliana” tirandone fuori una storia di enorme umanità, un racconto terribile di sopraffazione, di vendetta, di perdità dell’innocenza. Un film che travalica i confini della propria trama per diventare qualcosa di più, un analisi estrema della brutalità umana, dello sprofondare nelle tenebre, nell’illusione di una liberazione propria e degli altri.

Dogman conferma le straordinarie capacità registiche di Garrone e la sua grande abilità di raccontare la drammaticità del quotidiniano.

Straordinario Marcello Fonte, che dà il volto al protagonista del film suo omonimo, che con il suo sguardo dolce e un volto “antico” come lo definisce lo stesso Garrone riesce a dire a questo personaggio estremamente stratificato, profondamente umano, con cui è impossibile non empatizzare fino all’ultimo.

Un film colmo di una straordinaria bellezza tragica che emerge in modo violento e brutale come la rabbia dei suoi protagonisti.

Dogman, presentato in concorso a Cannes dove è stato accolto da applausi scroscianti durati più di 10 minuti è da subito in sala.

Non posso che consigliarvi caldamente la visione perché è un film bellissimo, tragico, commovente.

Garrone azzecca un altro grande film e si conferma ancora una volta come uno degli autori più interessanti che abbiamo in Italia e che bisogna continuare a valorizzare. Perché autori coì che fanno film così sono il modo per fare tornare grande il cinema italiano.

https://www.youtube.com/watch?v=eum93mpzpE0