Nell’ultimo decennio ci siamo abituati a vedere la qualità delle serie tv crescere a dismisura fino a superare, spesso e volentieri, anche le mega produzioni cinematografiche. E’ un fatto che diamo ormai per scontato, grandissimi attori e registi che prima snobbavano la televisione ora ci si buttano a capofitto e le serie tv scanzonate degli anni ’80 e quelle infarcite di incoerenze degli anni ’90 sembrano lontane anni luce. HBO, Netlix, Amazon Prime, Starz e mille altri canali via cavo sfornano quindi qualità eccelsa di default? La risposta è NO.

Con il tempo i nostri gusti si affinano e riusciamo spesso a filtrare, ed evitare, le serie meno valide. Ho detto spesso ma non sempre. Capita infatti di venire conquistati da un plot interessante per poi ritrovarsi nella sabbie mobili. Mi è successo un paio di anni fa con ZOO, serie del 2015 prodotta da CBS e tratta dal romanzo omonimo di James Patterson, che racconta di una rivolta, a livello globale, di ogni specie animale contro l’uomo. Interessante l’idea ma la realizzazione da dimenticare sia a livello recitativo che puramente visivo e le risate involontarie sono sempre in agguato. Zoo è attualmente, e inspiegabilmente, alla terza stagione ma io ho deciso di fancularlo dopo un paio di episodi della seconda.

Mi ero ripromesso di stare più attento perché il tempo libero è sempre meno e non posso più cadere in un altro tranello del genere! Per fortuna che esce la serie di THE MIST! Ho adorato il libro ed anche il film di Darabont quindi sono in una botte di ferro…ah…c’è anche il trailer che promette benissimo evvai!

Non faccio tanti giro di parole…THE MIST è brutto, ma tanto tanto brutto. Al contrario del romanzo e del film dove abbiamo un’unica ambientazione, il supermercato, qui si cerca di dare più dinamismo sparpagliando il cast in vari luoghi che vanno da una chiesa, una centrale di polizia e un centro commerciale. Un semplice escamotage degli sceneggiatori per avere più cose da far fare ai protagonisti facendoli correre qua a là, in una nebbia in CGI bruttissima, ma una grande presa di distanza dalla storia di King che metteva in primo piano le dinamiche tra il gruppo di persone intrappolate tutte insieme in un piccolo edificio.

Questa voglia di spezzare i gruppi può comunque piacere ad uno spettatore che seguendo tre storylines parallele viene più coinvolto. Si spera che tra le tre qualcuno riesca a trovarne almeno una interessante perché sono tutte scritte malissimo. C’è il gruppo della chiesa che ogni cinque minuti cambia idea sul da farsi e con personaggi che hanno una psicologia incomprensibile ed inverosimile. Si picchia tantissimo sul fanatismo religioso e, come sempre in questi casi, si sfocia nell’insopportabile. Nel centro commerciale si sviluppano le dinamiche del supermercato con due fazioni separate ma anche qui i personaggi compiono gesti totalmente a caso per il puro gusto di fargli fare qualcosa. Infine troviamo il quartetto che saltella da un luogo all’altro della città, camminando spesso e volentieri per centinaia di metri nella nebbia senza problemi, con personaggi da teatrino dei burattini. Salvando il vero e proprio protagonista Kevin, unico ben caratterizzato e recitato, il resto dei personaggi sembrano vere e proprie macchiette con la peggiore ragazza tossica vista in tv negli ultimi 20 anni e il più insopportabile bimbominchia effeminato della storia della televisione…e non esagero. Non faccio spoiler ma già al secondo episodio avrete capito tutto quello che dovrebbe farvi fare “WOW” negli ultimi due.

Ma non sono tutti questi difetti a rendere brutto THE MIST. Tutte queste cose potrebbero venire accettare dallo spettatore se ci fosse un cast con una presenza tale da fartele digerire invece è proprio qui che implode miseramente tutto. Escluso il già citato Kevin, interpretato da Morgan Spector, il resto del cast è vergognoso a livelli epici…nemmeno nei film della The Asylum sono così scarsi. Le peggiori in assoluto sono la madre e la figlia del protagonista che, oltre ad avere della caratterizzazioni che fanno acqua da tutte le parti, non hanno mai idea di quello che stanno facendo. Un gioco che faccio sempre io per studiare le recitazioni è guardare come si comportano gli attori mentre sono impegnati in scena ma non in primo piano…provate a farlo con la figlia ed avrete ben chiaro cosa vuol dire NON sapere recitare.

Ammetto che nei minuti finali di stagione il livello si alza giusto quel pelino per farti venire la voglia di guardare come decideranno di sviluppare un’eventuale seconda stagione ma questi dieci episodi dimostrano che non tutte le ciambelle riescono col buco.