La ditta giapponese Tomy rilevò negli anni ottanta degli stampi prodotti da una ditta fallita: la Mechabonica.

I giocattoli che se ne ricavavano erano a dir poco avveniristici: dei dinosauri robotici motorizzati. Per conservarne l’alta qualità venivano però venduti in kit di montaggio e questo, allora, ne pregiudicò il successo.

La Tomy decise quindi di lanciare la linea negli USA. L’approccio al modellismo in quegli anni, infatti, era molto più sentito in America che in Giappone (ma i nipponici si adegueranno presto e bene).

La linea venne chiamata “Zoids” ed ebbe un ottimo riscontro. La novità assoluta fu proprio che, dopo averli montati, i nostri “mostri meccanici” erano dei veri e propri giocattoli, dotati di una solidità ben maggiore dei comuni modellini.

Il montaggio non era semplicissimo. Nella scatola i pezzi erano saldati nelle sprue, la plastica era buona e si riusciva anche a rimuoverli senza attrezzi ma le sbavature erano in agguato. Era quindi meglio rivolgersi ad un papà “esperto” per questa operazione (capite perché gli americani li adoravano?). La tenuta era garantita da perni cilindrici di gomma, universali su tutti i modelli, i quali rappresentavano anche “l’ingrediente segreto” della loro solidità.

Come abbiamo detto gli Zoids erano motorizzati. Quelli più grandi e complessi avevano uno o più motorini elettrici mentre la linea più economica si doveva accontentare di meccanismi a molla. Nonostante questa povertà di mezzi i movimenti dei robot erano veramente ben studiati. Particolarissimi, poi, i modelli anfibi che si spostavano sul terreno muniti di ruote ma che avevano dei galleggianti di polistirolo nascosti e delle piccole eliche che ne consentivano il reale movimento in acqua.

Ogni Zoid era dotato di cabina apribile (standard su quasi tutti i modelli) e di un pilota stampato (per qualche strano motivo) in plastica argentata. Erano divisi in due fazioni i “rossi” ed i “blu” in lotta tra loro. Oltre al.colore anche il design dei vari modelli era diverso a seconda dello schieramento. Più corazzati e tozzi i rossi e più “naked” ed agili i blu.

In Italia la linea fu distribuita dalla Polistil ed ebbe un discreto successo nella versione a molla, anche grazie a prezzi particolarmente contenuti (meno di diecimila lire a modello). La serie elettrica non ebbe altrettanta fortuna anche se la ditta milanese la mantenne sempre in catalogo come una sorta di “specchietto per le allodole”. La.cosa funzionò abbastanza bene ed i dinosauri meccanici ebbero una vita commerciale abbastanza lunga anche nel nostro paese.